La rubrica “Sulle orme di Don Gallo”, pubblicata ogni giovedì sulle pagine locali di “La Repubblica”, ospita oggi un articolo del presidente di Arci Genova, Stefano Kovac, che costituisce un nuovo, significativo contributo della nostra associazione a quella che a nostro avviso è una assoluta priorità: ripristinare nella nostra regione la legalità democratica, che è cosa ben diversa dal fare dell’antimafia di facciata o, peggio ancora, minimizzare la portata e la natura di questa piaga. Lo dice molto bene già il titolo che sintetizza bene il messaggio dell’articolo:  “La mafia a Genova c`è e non si affronta con la paura – È sbagliato chiudere gli occhi e nascondere la testa sotto la sabbia Servono coraggio e testimonianza”.  Rilanciamo quindi volentieri l’articolo di Stefano Kovac, condividendolo in toto e ritenendo che sia importante che le sue parole giungano a tutto il popolo dell’Arci ligure.

Walter Massa, presidente di Arci Liguria

La Repubblica, edizione di Genova – 26 febbraio 2015

La mafia a Genova c`è e non si affronta con la paura
È sbagliato chiudere gli occhi e nascondere la testa sotto la sabbia Servono coraggio e testimonianz

di STEFANO KOVAC*

Da anni denunciamo, insieme a molti, la presenza della mafia a Genova; la cronaca delle ultime settimane dimostra che non è un abbaglio. Arresti, ritrovamento di quintali di droga ed armi sono il segno evidente che la mafia c’è, è forte ed è insidiosa.

In ultimo un omicidio, un’esecuzione in piena regola, che dovrebbe servire a convincere anche i più riottosi che chiudere gli occhi e nascondere il capo sotto la sabbia è sbagliato e pericoloso.

Incontrando i negozianti della Maddalena per promuovere l’adesione alla campagna #LaMafiaNonE’ -promossa dal circolo Belleville con Arci Genova, Comunità di San Benedetto, Libera (e l’adesione di CIV Maddalena, parrocchie, scout, gruppi di acquisto solidali)- abbiamo registrato le reazioni più varie: l’adesione entusiastica di chi desiderava poter fare qualcosa di concreto ma anche indifferenza, incredulità, paura, negazione. C’è chi ci ha detto che era vergognoso che proponessimo di esibire in vetrina gli adesivi, perché avrebbero squalificato un quartiere dove la mafia non esiste.
E sono proprio questi atteggiamenti quelli che ci devono spaventare e fare riflettere maggiormente.
Negare, minimizzare, rifiutarsi di ammettere la presenza mafiosa rafforza le mafie, che purtroppo sono infiltrate in tutti gli ambienti della società civile, delle istituzioni e dell’economia.
Oggi, di fronte all’evidenza dei fatti di cronaca, questi atteggiamenti equivalgono all’omertà. Senza un rifiuto generalizzato, senza una ribellione civile la mafia prospera e prospererà.
Antonino Caponnetto diceva che la mafia teme più l’attenzione degli ergastoli; dobbiamo fare tesoro di questo insegnamento.

La cronaca di questi mesi ci dice che la mafia a Genova ha interessi ramificati: lavori pubblici, gioco d’azzardo, traffico di rifiuti, usura, sfruttamento della prostituzione, spaccio….
E’ urgente che le amministrazioni pubbliche assumano questa verità e inizino ad applicare in modo rigido, veloce, puntuale, le normative esistenti. Se non basta è necessario che legiferino, creino nuovi regolamenti, mettano sotto la lente di ingrandimento tutti i punti critici nell’affidamento di lavori pubblici. Gli appalti non possono avere elementi di opacità, soprattutto nei settori che tutti sanno critici: trasporto e smaltimento dei rifiuti, movimento terra ecc.
Dai politici ci aspettiamo anche parole e gesti forti. Non si possono vedere foto di cene elettorali col politico di turno che stringe la mano al mafioso e sentirci dire, quando la foto diventa pubblica, “c’era tanta gente”, “non lo conoscevo”, “non sapevo chi era”.
Oggi è il momento della chiarezza e della decisione e non ci sono alibi per nessuno.

In questi anni chi si è occupato di lotta alla mafia (e per fortuna sono tanti) si è sentito solo: ha ricevuto qualche pacca sulle spalle e si è spesso sentito dire che era visionario ed esagerato.
Io ringrazio tutti coloro che hanno speso tempo, parole ed energie per combattere questo cancro con metodi e forme diverse. Che hanno resistito all’umiliazione di sentirsi irrisi e isolati. Credo dovremmo farlo tutti, in primis le istituzioni.

Pochi sanno che a Genova c’è stata una grande confisca di beni: il cosiddetto “sequestro Canfarotta” (il quale peraltro continua impunemente ad occupare un bene confiscato) può essere una occasione per dimostrare che i beni sequestrati alla mafia possono avere un utilizzo sociale che la contrasta. E che possono essere assegnati in maniera limpida e trasparente, costruendo in modo partecipato iniziative economiche e culturali che promuovono qualità, giustizia e legalità.
“Il Cantiere per la legalità responsabile”, che riunisce decine di cittadini ed associazioni, ha avviato un percorso condiviso di progettazione e ha aperto su questo un dialogo con le istituzioni. E anche altri soggetti stanno avanzando proposte. E’ il momento delle risposte.
Per parte nostra continueremo a chiedere, denunciare e sorvegliare. Ci aspettiamo che tutti facciano lo stesso.
#LaMafiaNonE’ se noi siamo!
Stefano Kovac, Presidente di Arci Genova