di Walter Massa, tratto da arcsculturesolidali.org

Sono tornato soddisfatto dalla missione nazionale a Cuba.
Una soddisfazione che non è data – come risaputo – dalla novità della prima volta ma, piuttosto dal raggiungimento di una maggiore e sana consapevolezza sulle cose da fare nel prossimo futuro. Non è poco e, ritengo, questo uno dei principali scopi di iniziative di questo tipo se vogliamo essere pragmatici.
Consapevolezza sul come lavorare nei prossimi mesi/anni, innanzitutto, con la responsabilità che il lavoro su Cuba può infatti essere un terreno dove sperimentare un metodo di lavoro condiviso, dunque utile, a patto che si lascino da parte storie e rapporti di un tempo e si parta dalle cose che facciamo e da come le stiamo facendo. Cuba perchè, oggi, indubbiamente, questo è il Paese su cui abbiamo e stiamo investendo maggiormante e poi perchè, nell’immaginario dei nostri soci e dei nostri circoli continua ad essere un luogo variamente importante.
Con la franchezza che mi distingue voglio aprire una riflessione sul che fare dei prossimi mesi. Un lavoro che intreccerà luoghi, scadenze e attività di diverso tipo ma che, almeno nelle chiaccherate fatte all’Avana e dintorni, ci siamo detti di provare a tenere insieme. partendo, appunto dalle consapevolezze acquisite.
Una prima consapevolezza è la grande e strategica opportunità che ci è data dalla presenza di un ufficio full time all’Avana.
Un punto di riferimento che può indubbiamente segnare la differenza anche e soprattutto – credo di poterlo scrivere perchè opinione diffusa – quell’ufficio è retto da Federico Mei, esperto progettista e uomo arci a tutti gli effetti. Non abbiamo solo un bravo tecnico ma un militante della nostra associazione e probabilmente un già dirigente non fosse altro per la lunga esperienza che molti di noi conoscono e apprezzano. Ma come abbiamo visto non basta per ottimizzare il lavoro e non serve a rendere più fluidi e chiari i rapporti e il metodo di lavoro. Occorre dunque mettersi attorno ad un tavolo, condividere tutto ciò che ognuno sta facendo, verificare lo stato di salute delle relazioni (almeno quelle considerate strategiche) e avviare un lavoro di programmazione congiunto Arci Arcs e comitati, anche qui partendo da un secondo dato di fatto. Arcs è uno strumento dell’Arci, straordinariamente importante e in salute grazie all’attuale gestione e, come tale, va inquadrato nella programmazione poc’anzi auspicata. Da questo lavoro può uscire solo un metodo condiviso che guarda avanti e che quindi diventa necessariamente positivo e propositivo (nel senso di includente). Arci Liguria, per il lavoro che ha svolto e che svolge tutt’ora a Cuba, ritiene questo un percorso non solo fattibile ma, ripeto, utile. Arci Liguria intende da subito trovare la giusta sinergia con Arci Toscana per favorire nel modo più forte possibile questo processo di programmazione necessario, insieme a tutti coloro che vorranno, a diverso titolo farne parte. Arci Liguria e Arci Toscana in quanto comitati più coinvolti ad oggi nel lavoro a Cuba. Conseguentemente a questo lavoro sarà necessario ristabilire accordi e patti con i nostri partner strategici; è una necessità che abbiamo socializzato anche in questa missione e che ha suscitato un grande interesse, data anche l’alta considerazione di cui il nostro sistema gode nell’isola. Penso ad Hermanos Saiz, all’Uneac, alla Casa de la Cultura di Santa Fè e più in generale alla comunità di Santa Fè; all’Oficina dell’Historiador, al Ministero della Cultura, all’ACTAF e alla comunità di Pinar del Rio ma penso anche al rilancio del Premio letterario Italo Calvino così come alla ideazione di nuove e stimolanti collaborazione che possono nascere dato anche il momento politico che Cuba sta vivendo.
Ecco penso che ci siano tutte le premesse per svolgere un lavoro utile e positivo per tutta l’Arci che, non dimentichiamo, mantiene un rapporto ideale e forte con il popolo cubano.
Un rapporto che non possiamo sottovalutare e che quindi non dobbiamo imbalsamare con discussioni e logiche autistiche e autoreferenziali.
Arci Liguria crede molto in questo percorso come si può evincere perchè può risultare determinante nella nostra discussione interna. A cominciare dal prossimo congresso Arcs.
Determinante e credibile perchè parte dalle cose concrete, dal fare e non da altro. Il modello che ne può uscire può potenzialmente diventare un modello di lavoro internazionale utile anche per altre aree del mondo che abbiamo a cuore da anni. Penso alla Palestina, al Libano, ai Balcani e più in generale all’America Latina.
Forse da qui possiamo provare a ritrovare forza ed energie solidali, utili alle comunità che incontriamo nel nostro lavoro internazionale e, mi permetto, utili soprattutto a noi.