Prime riflessioni di Walter Massa, presidente Arci Liguria

(da Arcireport n. 16)  –

Si può solo azzardare una prima, superficiale, analisi a neanche 24 ore dalla chiusura delle urne. Due dati colpiscono subito però. Le città della Liguria impegnate nelle tornate elettorali sono tra quelle dove si è votato di meno. Un dato non da poco se pensiamo alla lunga tradizione democratica ligure e alla composizione sociale della nostra regione, tra le più vecchie – anagraficamente parlando – d’Europa. Il secondo dato che balza agli occhi è l’affermazione di chi ha saputo interpretare, seppur da fronti contrapposti, il bisogno di cambiamento. Da una parte certamente i grillini, da oggi tutto fuorchè antipolitica (Gramsci docet) e dall’altra, per quello che riguarda Genova, Marco Doria, che ha rimesso in campo la sinistra nel capoluogo. Si, c’è da essere ottimisti per il ballottaggio genovese, sopraggiunto per la mancanza di poche migliaia di voti finiti un po’ nelle tantissime schede nulle (quasi 11mila, circa il 6%), molte nel cosiddetto voto disgiunto e diverse nell’astensionismo. Le due grandi sfide di La Spezia e Genova, per le quali anche la nostra associazione si è spesa generosamente, hanno visto quindi la convincente conferma del nostro Massimo Federici al primo turno(52,54% per lui) e, come dicevamo, il ballottaggio genovese che Marco Doria affronterà forte del 48,31% contro il 15% di Enrico Musso, attualmente senatore del terzo polo dopo un non brillante passato tra le file del PDL. Con la particolarità che, con l’attuale sistema elettorale dei comuni sopra i 15mila abitanti, anche in caso di sconfitta da parte del candidato di centro sinistra Marco Doria, lo sfidante del Terzo Polo non avrebbe ugualmente la maggioranza in consiglio e si andrebbe a nuove elezioni. Guardando a levante, l’affermazione di Massimo Federici è la miglior risposta che si potesse dare ai teorici dell’antipolitica: quando si amministra con serietà e attenzione alle esigenze dei cittadini, ovvero si fa della buona politica, i risultati arrivano e il distacco di oltre 36 punti percentuali inflitto a Chiarandini, candidata di Pdl e alcune liste civiche ne è la palese dimostrazione. Tanto più se si tiene conto che anche a La Spezia il Movimento 5 Stelle ha ottenuto un risultato degno di nota, con il 10,70% fatto registrare da Ivan Mirenda. Anche se la scaramanzia indurrebbe a non pronunciarsi, riteniamo che la stessa cosa si possa dire per Genova, dove la domanda di ‘buona politica’ si è fatta sentire con forza già alle primarie imponendo un candidato, Marco Doria, capace di ascoltare e dialogare in modo franco e convincente. Il margine tra il candidato del centrosinistra e il rivale al ballottaggio, l’ondivago Enrico Musso, è altrettanto corposo, 33 punti percentuali, ed anche in questo caso si è registrata una forte affermazione del Movimento 5 Stelle che con Paolo Putti ha addirittura sfiorato il ballottaggio, fermandosi a meno di due punti percentuali da Musso e sopravanzando di un punto abbondante il candidato del Pdl, Vinai. A sottolineare la concretezza dell’esito genovese c’è poi la ‘conquista’ da parte dei candidati del centro sinistra di tutti i nove Municipi cittadini. Ed anche in questo caso, il Movimento 5 Stelle ha fatto registrare significativi risultati affermandosi come seconda forza nei tre Municipi in cui ha presentato dei candidati. In ultimo possiamo affermare con estrema obiettività la scomparsa del centro destra ed in parte della lega nord, un dato significativo per le dinamiche nazionali dei prossimi mesi, dato che, in particolare Genova, era considerata a tutti gli effetti test nazionale.