La dichiarazione di Paolo Beni, presidente nazionale Arci –
Quanto sta succedendo in Val di Susa in queste ore, dopo il blitz delle forze antisommossa, è gravissimo e va immediatamente fermato.
Alle 6 di stamattina è scattato l’attacco simultaneo a Chiomonte, Giaglione e in autostrada. Lancio di lacrimogeni ad altezza uomo dai blindati e dagli elicotteri. I bulldozzer sfondano recinzioni e presidi. In quella terribile confusione solo un fuggi fuggi generale ha evitato il peggio. Si scappa nei boschi ma molti finiscono nella maglie delle forze dell’ordine. Fra loro, anche una quindicina di manifestanti pacifici dei circoli Arci di Torino. Indietreggiano lentamente, mani alzate, chiedendo un po’ di tempo per sgomberare ma vengono immediatamente attaccati. Ivo Ghignoli, dirigente di Arci Piemonte, viene colpito prima da un lacrimogeno al braccio e poi gli viene spaccato il naso con una manganellata. Intanto il bombardamento dei lacrimogeni sparati dagli elicotteri continua anche nei boschi. Ugo Zamburro, medico e dirigente Arci di Torino, porta i primi soccorsi ai feriti, ma l’impresa è improba e si cerca di raggiungere l’ospedale di Susa e poi quelli di Torino. Tutto intorno è un disastro.
E’una brutta giornata per la democrazia. Alla pacifica protesta di cittadine e cittadini, intere famiglie da giorni in presidio a Maddalena di Chiomonte, non si può rispondere con la violenza e una brutale repressione.
E’ inaccettabile che si tenti di imporre con la forza alla popolazione locale una scelta che stravolgerebbe gli assetti del territorio, imponendo la realizzazione di un’opera costosa e inutile, come è stato dimostrato con fondate argomentazioni scientifiche.
La vittoria ai referendum del 12 e 13 giugno ci dice che gli italiani vogliono essere protagonisti delle scelte che riguardano il loro futuro, a partire dalle decisioni che incidono sull’ambiente e il territorio in cui si vive.
Quei Sì contengono la richiesta di un diverso modello di sviluppo, a partire dalla tutela dei beni comuni, ma alludono anche alla necessità di una democratizzazione dei rapporti tra istituzioni e cittadini, che chiedono con forza di essere partecipi dei momenti decisionali.
Questa richiesta non può più essere ignorata, tanto meno messa a tacere con l’intervento violento delle forze dell’ordine, che vanno fermate, subito.
L’Arci è vicina ai manifestanti feriti, conferma il suo impegno a fianco della popolazione della Val di Susa e sarà presente alle mobilitazioni di solidarietà organizzate in varie città d’Italia.
27 giugno 2011
Ore 8:00. Lancio di lacrimogeni alla barricata Centrale
Ore 7:50. La ruspa sta spaccando tutto, gli idranti hanno cominciato a sparare dalla galleria per proteggere l’operato della ruspa.
Ore 7:30. Assembramento forze dell’ordine alla centrale. Proposta indecente:” vi lasciamo prendere le vostre cose e andare via”. Rifiutata.
Ore 7:15. La ruspa alla centrale si ferma. inizia la trattativa tra i sindaci e la polizia.
Ore 7:10. Sparati i fuochi dell’allarme generale alla barricata Centrale la ruspa è già al lavoro.
Ore 6:55. Uomini e mezzi in arrivo alla barricata centrale mentre uomini in divisa scendono a piedi da Giaglione(paese).
Ore 6:50. Turi Vaccaro,noto attivista non violento, è stato trascinato fuori dalla barricata sull’autostrada e picchiato duramente. In questo momento è in stato di fermo.
Ore 6:40. Colonna di mezzi in arrivo anche dalla Ramats.
Ore 6:30. La polizia raggiunge anche la Maddalena. Una ruspa cerca di aprire un varco alla barricata Stalingrado, i NO TAV pronti a mettere i corpi di mezzo.
L’ appello alle istituzioni e alla politica di Paolo Beni, Marcello Cini, Luigi Ciotti, Beppe Giulietti, Maurizio Landini, Alberto Lucarelli, Ugo Mattei, Luca Mercalli, Giovanni Palombarini, Valentino Parlato, Livio Pepino, Carlo Petrini, Rita Sanlorenzo, Giuseppe Sergi, Alex Zanotelli
I referendum del 12 e 13 giugno hanno cambiato lo scenario politico ponendo al centro dell’attenzione pubblica i beni comuni e il bene comune. Di fronte a noi – ai milioni di donne e uomini che hanno contribuito al successo referendario – sta ora l’obiettivo di costruire una agenda politica in grado di mettere in campo un nuovo progetto di società, di sviluppo e di partecipazione democratica.Di questa prospettiva c’è oggi un banco di prova non eludibile: lo scontro tra istituzioni e popolazione locale sull’inizio dei lavori di costruzione, in Val Susa, di un cunicolo esplorativo in funzione preparatoria del tunnel di 54 km per la progettata linea ferroviaria ad alta capacità Torino-Lione. Per superare la situazione di stallo determinata da tale scontro si prospetta un intervento di polizia (o addirittura militare) che rimuova le resistenze in atto. Sarebbe una soluzione sbagliata e controproducente.Ci possono essere opinioni diverse sulla necessità di potenziare il tra-sporto ferroviario nell’area e sulle relative modalità ma una cosa è certa. La costruzione della linea ad alta capacità Torino-Lione (e delle opere ad essa funzionali) non è una questione (solo) locale e l’opposizione delle popolazioni interessate non è un semplice problema di ordine pubblico. Si tratta, al contrario, di questioni fondamentali che riguardano il nostro modello di sviluppo e la partecipazione democratica ai processi decisionali.
Per questo, unendoci ai diversi appelli che si moltiplicano nel Paese, chiediamo alla politica e alle istituzioni un gesto di razionalità: si sospenda l’inizio dei lavori e si apra un ampio confronto nazionale (sino ad oggi eluso) su opportunità, praticabilità e costi dell’opera e sulle eventuali alternati-ve. In un momento di grave crisi economica e di rinnovata attenzione ai beni comuni riesaminare senza preconcetti decisioni assunte venti anni fa è segno non di debolezza ma di responsabilità e di intelligenza politica.