“Non chiediamo un provvedimento di clemenza, ma di rivedere alcune leggi infami come la Bossi-Fini, la Fini-Giovanardi e la ex Cirielli”, questa la richiesta dei partecipani alla manifestazione delle associazioni che operano in carcere.
ROMA –Molte le organizzazioni presenti al sit in indetto dal volontariato penitenziario per richiamare l’attenzione di cittadini e istituzioni sull’emergenza carcere. Tra queste l’Arci, la Consulta penitenziaria del comune di Roma, il Forum nazionale salute e tutela dei detenuti, l’associazione di volontariato A Roma insieme, Ristretti Orizzontati e la Lila. “Lo stato delle carceri visibile negli ultimi tempi – ha affermato in rappresentanza dell’ Arci, Franco Uda, – rende palese che abbiamo vissuto un falso mito della sicurezza. Un mito – ha proseguito – che ora deve cedere il passo al mito dei diritti umani”. “Siamo di fronte – ha detto ancora – a una situazione delle carceri che le istituzioni internazionali, tra cui la Commissione Europea, hanno giudicato assolutamente inappropriata e quindi non si capisce a cosa facesse riferimento lo stato di emergenza sul tema carceri proclamato qualche mese fa dal ministro della Giustizia Alfano”. Il problema – secondo Uda – è che il pronunciamento del ministro “non ha determinato nessuna azione e nessuna soluzione da parte del governo. Si continua a vedere il mondo del volontariato con fastidio o con funzione sostitutiva – ha sottolineato – senza mai considerare la funzione che ci è propria, che è quella sussidiaria”.“Non chiediamo un provvedimento di clemenza, ma di rivedere alcune leggi infami come la Bossi-Fini per l’immigrazione, la Fini-Giovanardi per le tossicodipendenze e la ex Ciriello sulla recidiva – ha detto Lillo Di Mauro, presidente della Consulta penitenziaria del comune di Roma e promotore della manifestazione. “Anche con un atto di clemenza – ha precisato –, senza la riforma di queste leggi le carceri si riempirebbero di nuovo. E le condizioni dei detenuti sono disastrose”.
Al sit in è intervenuta anche la parlamentare del Pd Livia da Turco, da alcuni mesi presidente del Forum nazionale tutela e salute dei detenuti. “Le persone in carcere devono godere delle stesse condizioni di salute delle altre persone – ha dichiarato –. Vogliamo che questa riforma sia applicata”, ha aggiunto con riferimento al Dpcm del 1 aprile 2008 che ha trasferito la competenza sulla medicina penitenziaria dal ministero della Giustizia alle regioni. “Il nostro è un appello per realizzare al più presto una conferenza del volontariato, delle cooperative sociali e dei garanti dei detenuti che ci porti ad elaborare una piattaforma comune con delle proposte chiare e degli obiettivi condivisi – ha detto la responsabile della redazione di Ristretti Orizzonti, Ornella Favero. – Di fronte al dramma dei suicidi – ha aggiunto – bisogna porsi anche dei piccoli obiettivi che non riguardano soltanto il sovraffollamento, ma anche i rapporti con i familiari che attualmente si limitano a 6 ore di colloquio al mese e una telefonata di dieci minuti a settimana”. (ap) (vedi lancio successivo)