Il 4 Settembre anche l’Arci era in piazza a Roma insieme ai Rom di tutta Italia, per dire basta alle discriminazioni, chiedere di fermare le espulsioni di massa in Francia come in Italia e superare in modo definitivo la politica dei campi.

Non può che preoccupare, anche se non stupisce, che sull’esempio dell’Italia di Maroni e Borghezio anche Sarkozy abbia deciso di inventarsi un’emergenza Rom, con conseguente rimpatrio forzato, per risalire la china dopo il crollo della sua popolarità dovuto allo scandalo dell’evasione fiscale di Liliane Bettencourt, erede dell’impero L’Oreal.

Il provvedimento francese ha suscitato reazioni di sgomento e preoccupazione da parte della Commissione europea, del Vaticano e di ampi settori della società francese, preoccupati però più di veder messa in discussione la libera circolazione dei cittadini appartenenti alla comunità europea (Bulgaria e Romania sono entrati nell’Unione nel 2007) che non della vera e propria operazione di pulizia etnica francese.

A questo proposito non possiamo che essere dispiaciuti e un po’ preoccupati per il pensionamento di Monsignor Marchetto che in questi anni non ha risparmiato critiche molto dure alle politiche migratorie dell’Italia – ad esempio riguardo ai respingimenti in mare o alle norme del pacchetto sicurezza – e di altri paesi della comunità europea, ultima in ordine di tempo la Francia che pretende di colpevolizzare un’intera popolazione per eventuali violazioni di legge commesse da alcuni.

La vicenda francese deve però farci ricordare che il nostro Governo di centrosinistra, convocato d’urgenza, tentò di fare la stessa cosa contro i cittadini romeni, all’indomani dell’efferato omicidio Reggiani, col sostegno di una campagna di stampa di una violenza inaudita.

E come dimenticare le vicende legate allo sgombero dei romeni dal greto del Polcevera da parte del Comune di Genova, cosa che fummo tra i pochi a criticare?

Sono ormai troppe le iniziative dei vari governi che ricordano sempre di più le deportazioni del tempo di guerra.

Ma forse proprio a questo assistiamo. Ad una guerra preventiva contro gli esclusi. Basta guardare alla disoccupazione galoppante, a scuola e sanità messe inginocchio per i tagli mentre si sperperano miliardi per l’acquisto di armamenti inutili, a quelle discariche sociali che sono le carceri per rendersi conto che questi governi non sono in grado di dare risposte ai bisogni della società.

Ma se questi governi, il nostro in testa, hanno deciso di fare la guerra preventiva minando giorno dopo giorno le basi della convivenza civile e democratica faticosamente conquistata ed aspettando la deflagrazione per poi porre rimedio con la forza, noi, come tanti bravi “artificieri” continueremo quotidianamente a “sminare” atteggiamenti, pregiudizi, odio, incomunicabilità, nefandezze che stanno alla base della concezione guerrafondaia di questi nuovi padroni del mondo.

Alla politica dell’odio continueremo a contrapporre la nostra pratica quotidiana di solidarietà, dialogo, confronto e, cosa forse desueta per alcuni, lotta per la conquista e la difesa dei diritti e del loro concreto esercizio per tutti.

A costo di apparire matti continueremo a lavorare in questa direzione.

Walter Massa, presidente di Arci Liguria