Un passo avanti importante per la restituire dignità alle vittime e alle loro famiglie. 

 E’ stato finalmente recuperato il relitto del peschereccio che il 18 aprile del 2015 si inabissò al largo della Libia. Dentro al barcone, rimasto per 14 mesi a 370 metri di profondità, dovrebbero esserci ancora i resti di più di 700 cadaveri.

Quella del 18 aprile è considerata la più grande strage di migranti di sempre, mentre a centinaia continuano a morire cercando di raggiungere le nostre coste.

Sopravvissero solo in 28 a quel naufragio e le dinamiche dell’affondamento, mentre una nave di salvataggio si stava avvicinando allo scafo in difficoltà,  non sono state ancora del tutto chiarite.

Il relitto sarà condotto ad Augusta, dove una serie di esperti inviati dal ministero della Difesa in collaborazione con Marisicilia dovrà esaminare i corpi per acquisire informazioni da mettere in rete a livello europeo e cercare così, attraverso l’incrocio dei dati, di arrivare all’identificazione dei corpi. Un impegno che il governo italiano aveva preso,con i rappresentanti delle famiglie degli scomparsi, attivi da mesi nel chiedere l’identificazione e la restituzione dei corpi dei propri cari.  Con soddisfazione diamo atto  al governo italiano di aver fatto un primo passo importante  per mantenere quest’impegno che fa onore al nostro Paese.

Ci auguriamo adesso che si arrivi presto a poter dare un nome e cognome alle vittime, restituendo loro la dignità che meritano, almeno da morti.

Ci auguriamo inoltre che il governo italiano, come in questo caso, compia atti contro corrente in Europa, per impedire che migliaia di persone continuino a morire nel mediterraneo, in primo luogo consentendo l’accesso ai corridoi umanitari in maniera ampia e non episodica.