Questo un primo commento di Rachid Khay – consigliere nazionale Arci e membro del coordinamento immigrazione – sui contenuti nel XX° Rapporto sull’immigrazione della Caritas presentato ieri. Scarica una sintesi del  Dossier Immigrazione 2010 .

I dati forniti dal Rapporto in un paese normale sarebbero accolti con profonda soddisfazione per la ricchezza del contributo che i migranti sotto ogni punto di vista apportano all’Italia così in difficoltà economica ma anche sociale e culturale.Gli stranieri che vivono in Italia, infatti, sono arrivati alla soglia dei cinque milioni e rappresentano oltre l’8% dei residenti nel nostro paese, e da essi arrivano 11 milioni di euro: 7,5 milioni di contributi previdenziali e 3,5 milioni di gettito fiscale. A cui vanno aggiunti 100 milioni di euro per i permessi di soggiorno e le richieste di cittadinanza.

Come si vede, il rapporto fra costi e benefici fa pendere la bilancia sugli aspetti positivi dell’integrazione sociale. E questo vale non solo dal punto di vista economico ma anche, se non soprattutto, dal punto di vista sociale e demografico.

In Italia infatti un residente su cinque ha più di 65 anni, ma fra i migranti la quota crolla al 2,2%. Effetto positivo anche per le nascite: con un tasso di fecondità del 2.05 figli per donna contro 1.32 delle italiane; i nuovi nati da genitori stranieri sono oltre 77mila.

I dati del dossier, poi, confermano che non esiste nessun nesso tra aumento degli stranieri e aumento delle denunce: tra il 2007 e il 2009 calano del 13,5% le denunce nei confronti degli immigrati (sia regolari che non): nello stesso periodo i soli stranieri residenti crescono del 25%.

I figli degli immigrati iscritti a scuola sono 673.592 e incidono per il 7,5% sulla popolazione scolastica. E’ un altro elemento importante perché gli alunni nelle scuole rappresentano la speranza in un cambiamento che garantisca i diritti di cittadinanza,

Molto opportunamente, infine, il dossier definisce le donne come motore della trasformazione culturale e sociale in atto: “Donne che spesso pagano la doppia difficoltà di essere straniere e di essere donne, ma che apportano alla società italiana un contributo significativo, che poggia sulla loro identità di donne che spesso va oltre l’appartenenza etnica.”.

In conclusione, una lettura senza pregiudizi del dossier della Caritas conferma la validità delle scelte fatte da quel vasto movimento, in cui la nostra associazione ha sempre avuto un ruolo centrale, che si batte per il superamento di ogni forma di razzismo e discriminazione verso i cittadini italiani che vengono da altri Paesi. Non resta dunque che continuare a lavorare in questa direzione.