Con questo articolo su Repubblica – Genova, il presidente di Arci Liguria interviene sul dibattito in merito allo sciopero generale del 6 settembre prossimo.

CARA Repubblica, stupiscono le perplessità manifestate da molta politica circa lo sciopero generale indetto per il 6 settembre dalla Cgil e, parallelamente ed autonomamente, dal sindacalismo di base. Stupiscono e preoccupano, alimentando quel senso di sfiducia sempre più marcato nell´opinione pubblica che non si riconosce più nei partiti e non ne riconosce più quella funzione positiva che è stata alla base della nostra democrazia.
Chi, come il sottoscritto crede fermamente nella democrazia parlamentare e quindi crede nel valore dei partiti, vive un profondo disagio di fronte ai continui scivolamenti di buon senso dettati dalla realtà. Gli sterili richiami al senso di responsabilità arrivati anche da certa opposizione, addirittura i richiami all´unità, paiono sempre più vuote parole, teatrini e/o riti sempre meno credibili per chi, senza slogan, non arriva a fine mese.
Stupisce invece, questa sì, la capacità di dimenticare in che condizione è ridotto questo Paese, in che brutta situazione vive la maggior parte dei lavoratori, dei pensionati, dei precari, dei più giovani, immigrati compresi. La manovra economica presentata in pieno periodo estivo non ha trovato solo orecchie disattente per nostra fortuna; pensare, ad esempio, di rimettere in moto l´economia in Italia cancellando il 25 aprile e il primo maggio sarebbe “solo” un atto insensato se non fosse l´ultimo, in ordine di tempo, di un governo che vuole cancellare la Repubblica nata dalla Resistenza. Per contro è estremamente preoccupante il silenzio sulle enormi spese militari del paese, rimaste intatte, con buona pace di chi crede che l´Italia ‘ripudia la guerra´. Bene hanno fatto quindi i sindacati che hanno proclamato lo sciopero generale il 6 settembre. Una grande occasione per respingere, doverosamente, una manovra odiosa e classista con una forte ed energica presa di coscienza collettiva ma anche per provare a mettere insieme una forte e convinta opposizione sociale. Nel solco, anche, di quanto emerso nelle iniziative del decennale G8, proprio a Genova. A chi si è stupito, infine, basterebbe ricordare i quasi due anni di mobilitazione continua promossi dal movimento sindacale (dalla Cgil in primis) e associativo che hanno portato in piazza non solo milioni e milioni di lavoratori e lavoratrici ma soprattutto cittadini, stanchi e preoccupati delle crisi economica, sociale e culturale in cui versa l´Italia da tempo. Questa del resto è la principale funzione di quei famosi corpi intermedi in uno stato democratico come il nostro. Quegli stessi corpi intermedi che tanto danno fastidio al «grande manovratore» e forse anche a parte dell´opposizione incapace fino ad oggi di ricostruire uno spazio, un luogo in cui ripensare ad un´Italia diversa e più giusta. Piuttosto che stupirsi di questa nuova mobilitazione, occorrerebbe, tutti, domandarsi cosa abbiamo fatto fino ad ora per evitare questa situazione.
Walter Massa, presidente Arci Liguria