(Da Arcireport n. 38) – Ciò che abbiamo visto nei giorni scorsi nelle zone colpite dall’alluvione non è paragonabile alle pur drammatiche immagini passate in questi giorni su tutti i telegiornali nazionali. Distruzione e disperazione la fanno da padrona in gran parte della Val di Vara, a Vernazza e Monterosso e nella zona di Aulla. Si parla di oltre 500 millimetri d’acqua caduti in poche ore in un pomeriggio che in tanti non dimenticheranno per molto tempo. Mentre scrivo le vittime sono salite a dieci; l’ultima ritrovata a Borghetto Vara dove la furia fatta di acqua, fango, legna e detriti vari ha sfogato la sua rabbia arrivando fino a Brugnato. Ed è proprio da Brugnato che inizia il nostro viaggio in questo inferno; mi accompagnano i nostri volontari della Prociv Arci Liguria che dalla sera stessa di quel maledetto 25 ottobre stanno lavorando senza sosta in coordinamento con tantissime altre organizzazioni. Fango e polvere ci accolgono all’uscita del casello dove la Polizia Stradale blocca il passaggio a chi non è residente. Solo residenti e mezzi di soccorso fino a nuovo ordine per impedire il triste rito del ‘turismo da catastrofe’ ci dicono gli agenti. Risaliamo la Val di Vara fino a Borghetto Vara, il primo centro abitato di media grandezza oltre Brugnato. Ancora macchine accatastate una sopra l’altra, case occupate da legna e sassi e un via vai di uomini e mezzi della protezione civile provenienti dall’Emilia Romagna, dal Piemonte e dalla Lombardia. Oltre naturalmente quella della Liguria. Un senso di disorganizzazione ci colpisce mentre incontriamo i referenti del centro operativo comunale di Borghetto Vara; non è una bella sensazione dopo le immagini di distruzione che abbiamo visto. Il lavoro non manca eppure sembra che non ce ne sia per tutti quelli che sono giunti fin qui per dare una mano. La mancanza più significativa – a quanto ci dicono – é quella di ruspe e camion per il trasporto di detriti; percorrendo l’autostrada verso Brugnato in effetti il passaggio di rimorchi con ruspe è notevole. Ma qui mancano ancora. Incontriamo un po’ di associazioni a Borghetto Vara; il presidente della Croce Verde locale, cuore pulsante della vita associativa del paese, ci fa visitare quello che rimane della sede sociale. Nulla eccetto 3 ambulanze salvate all’ultimo momento. Ci racconta di almeno dieci famiglie rimaste con solo i muri delle case. Il resto é andato distrutto e occorrerà  attivarsi per comprare il necessario per vivere a cominciare dai letti. Da Borghetto Vara ci spostiamo verso i comuni attraversati dal fiume Vara arrivando prima a Beverino e poi a Memola dove stanno operando i nostri volontari Arci e Prociv. Il viaggio si snoda tra strade chiuse al traffico privato poiché l’acqua e il fango hanno invaso l’intera carreggiata. La strada provinciale (quello che ne resta in realtà) si apre in una valle in cui il letto del fiume originariamente era largo oltre un centinaio di metri; non é bastato. Tutto é stato spazzato via, ponte di cemento armato compreso. Non riusciamo a immaginare cosa può essere sceso da quel fiume. Adesso le immagini che abbiamo davanti sono solo paragonabili a quelle di Hi – roshima e Nagasaki dopo lo sganciamento della bomba H. E a nessuno pare di esagerare. Prosegue il nostro viaggio fino al Polo Provinciale della Protezione Civile. Arrivati troviamo anche una ventina di profughi africani intenti a scaricare un tir di aiuti. Anche loro al lavoro dato che abitano, ospiti di una associazione, proprio nelle strutture della Protezione Civile. Ci raggiunge nel frattempo Antonella Franciosi, la presidente dell’Arci di Spezia. Insieme a lei ci dirigiamo a Follo dove si trova il locale circolo Arci, ad oggi, fortunatamente, l’unico colpito (nella foto sotto, ndr). Una struttura appena rinnovata completamente allagata con l’acqua e il fango che in alcuni punti hanno raggiunto il metro e mezzo d’altezza. La cosa é incredibile se si pensa che il letto del fiume Magra, responsabile dell’esondazione, é distante almeno un chilometro dal circolo. I soci che incontriamo sono al lavoro per salvare il salvabile e come é logico ci chiedono aiuto. Le carte da gioco sparse su tutto il pavimento sono l’immagine che più mi colpisce. Fino a pochi istanti prima della piena si stava giocando a carte. Poi tutti via di corsa. Qui termina la nostra giornata. Non ci sono altre parole da scrivere. Solo un grazie a tutte e tutti quelli che abbiamo visto lavorare in questi giorni; ai nostri volontari Arci e Prociv che sono accorsi subito per dare una mano. Grazie a tutti coloro che vorranno aiutarci con un contributo nell’apposito conto.

Info: walter.massa@arci.it

foto in homepage di Genova Città Digitale