“… coloro che visser sanza infamia e sanza lodo”, così probabilmente il Poeta avrebbe commentato la seduta parlamentare odierna.

Potremmo esultare, oggi, riferendoci alla votazione della Camera che, con 300 voti a favore e 45 contrari, approva la mozione presentata dal Pd sul riconoscimento allo Stato di Palestina.

Una vittoria anche per tutte quelle organizzazioni della società civile, tra cui l’Arci, che hanno fortemente sollecitato i parlamentari italiani verso un allineamento del nostro Paese rispetto a quanto già deliberato da numerosi parlamenti nazionali di altri stati dell’Europa.

Una scelta di giustizia e di rispetto del diritto internazionale che certamente non avrebbe alleggerito l’Italia dall’impegno di trovare una soluzione pacifica tra Israele e Palestina.

Tuttavia non possiamo non rimarcare che, insieme a questa mozione ne è stata approvata una di segno molto differente che, con 237 voti favorevoli e 84 contrari, accoglie le richieste di Scelta Civica, Ncd e Udc (e dell’Ambasciata israeliana a Roma) e non prevede espressamente il riconoscimento diretto della Palestina ma lo subordina all’impegno del governo “a promuovere il raggiungimento di un’intesa politica tra il gruppo islamico Hamas e il suo antagonista laico Al-Fatah che, attraverso il riconoscimento dello Stato d’Israele e l’abbandono della violenza determini le condizioni per il riconoscimento di uno Stato palestinese”.

Una situazione paradossale, tutta tipicamente italiana, in cui il Governo dice sostanzialmente di sì a entrambe, nonostante le dichiarazioni del Ministro degli Esteri di questa mattina.

Così, mentre da altre parti d’Europa i parlamenti prendono decisioni nette su una delle vicende internazionali più dibattute e causa di continue violazioni al diritto internazionale e alle risoluzioni dell’Onu, a Montecitorio va in scena il canto III dell’Inferno, quello che termina con

“Fama di loro il mondo esser non lassa;
misericordia e giustizia li sdegna:
non ragioniam di lor, ma guarda e passa”.

Difficile però chiedere di non vedere il paradosso di questa non-decisione alle famiglie della West Bank e della striscia di Gaza, ai tanti bambini palestinesi in attesa di un futuro di pace.