Articolo di Gabriele Moroni, presidente Arci Valle Susa (Arcireport 37)

«Vergogna! Il femminicidio usato per reprimere il dissenso», ecco il commento alla conversione in legge del decretolegge sul femminicidio, scritto su uno striscione esposto in piazza del Popolo a Roma, in occasione della manifestazione Costituzione, la via maestra. Come sostengono gli stessi esponenti della maggioranza di governo, siamo di fronte ad un provvedimento particolare: «si tratta del primo intervento di legislazione in materia penale fatto tramite un decreto legge» (Francesco Nitto Palma, PDL), e questo decreto «contiene la presenza di norme non omogenee» (Anna Finocchiaro, PD), in contrasto con quanto previsto dalla Legge 400/1988, che secondo sentenza della Corte Costituzionale costituisce «esplicitazione della ratio implicita nel secondo comma dell’art. 77 della Costituzione». Dei 12 articoli di cui è composto, solo 5 riguardano il ‘contrasto alla violenza di genere’, tema strumentalizzato in modo evidente per ottenere l’approvazione, nell’ambito di un provvedimento urgente (e che godeva di consenso popolare), di una sorta di nuovo ‘pacchetto sicurezza’. Il resto del decreto è un articolato di norme riguardanti tematiche che con il femminicidio non hanno nulla a che vedere: arresti in occasioni di manifestazioni sportive e contrasto alle rapine, concorso delle Forze armate nel controllo del territorio, accordi internazionali di polizia, furti di rame, frodi informatiche, requisiti di sicurezza dei fuochi d’artificio, protezione civile, vigili del fuoco, gestione commissariale delle province e altro. Il decreto all’articolo 7 – neanche troppo fra le righe – parla della Valsusa, in particolare delle proteste intorno all’area del cantiere TAV di Chiomonte. La militarizzazione e la criminalizzazione del dissenso passano alla ‘fase due’, non bastavano alpini e blindati Lince (al ritorno dall’Afghanistan) ed una impressionante campagna mediatica di criminalizzazione, ora si passa alle norme speciali. Sono previste disposizioni che riguardano l’impiego delle forze armate nella «vigilanza di siti e obiettivi sensibili» (viene modificato il Dl 78/2009, che prevedeva l’impiego in «servizi di perlustrazione e pattuglia»), nonché la modifica del Codice Penale che equipara i siti come quello di Chiomonte (che fino a prova contraria è solo il cantiere di un tunnel geognostico) a siti di interesse militare, con la modifica degli articoli 682 (Ingresso arbitrario in luoghi di interesse militare) e 260 (Introduzione in luoghi militari e possesso di mezzi di spionaggio). La stessa maggioranza che proprio in questi giorni discute di indulto e amnistia, per affrontare il sovraffollamento delle carceri, si inventa nuovi reati demenziali che puniscono – come se ci fosse qualcosa da nascondere – persino chi si avvicini al cantiere per documentarne l’attività con fotografie o filmati. Non ci dicano più che non ci sono mezzi e uomini per combattere la criminalità organizzata, la politica è fatta di priorità e di scelte: mentre a Pollica, il comune del sindaco Angelo Vassallo, chiude la caserma dei carabinieri, a Chiomonte arrivano altri 200 militari e leggi speciali per combattere il dissenso.