Giovedì mattina, davanti al Consolato onorario danese, Movimento federalista europeo, Sinistra ecologia e libertà e Arci Liguria hanno effettuato un presidio con volantinaggio per far conoscere ai genovesi le ragioni della protesta che sta attraversando tutta l’Europa.Come già ieri a Bruxelles e Parigi, i manifestanti hanno posto l’accento sull’iniziativa del governo danese che sostanzialmente supporta la richiesta italo-francese di reintrodurre controlli alle frontiere.

Una delegazione ristretta dei manifestanti é stata ricevuta dal Console onorario, Giorgio Boesgaard, che ha illustrato i termini della nota ufficiale – inoltrata dal Ministero degli affari esteri danese ai consolati europei – circa l’accordo siglato dal Governo danese, dal Partito del Popolo e dai Cristiano Democratici Danesi.

Il documento – che trovate in allegato, nell’originale inglese – spiega sostanzialmente le misure adottate dal governo danese come intese a fronteggiare “…l’accertata crescita delle organizzazioni criminali” dedite al traffico di esseri umani, droga, armi e ingenti somme di denaro sporco. Il tutto “nel quadro della vigente cooperazione Schengen”.

Il documento precisa anche che “l’accordo siglato in nessun modo implica che la polizia eseguirà controlli sulle persone alla frontiera danese” escludendo anche la possibilità di introdurre controlli dei passaporti “per gli altri Stati di Schengen”.

Queste belle rassicurazioni vengono però parzialmente inficiate dall’ultimo paragrafo, in cui si afferma “il supporto politico al desiderio Franco-italiano di rafforzare l’opzione di reintrodurre temporaneamente controlli alle frontiere in casi speciali, riguardo ai quali la comunità europea inizierà dei negoziati nel prossimo futuro”.

Un incontro cordiale, quindi, ma che rafforza i timori di quanti temono un arretramento della democrazia in Europa. Una ragione di più per proseguire, anche in Italia come in tutta Europa, con le iniziative di sensibilizzazione dell’opinione pubblica (vedi volantino allegato) per difendere la libera circolazione delle persone. Come si afferma nell’appello: ”

La primavera araba non deve trasformarsi nella fine del sogno europeo”.