Finalmente una buona notizia: il 16 marzo il Senato ha approvato in via definitiva la legge che istituisce la Giornata nazionale delle vittime dell’immigrazione. Un risarcimento simbolico per le famiglie di quelle 368 persone che il 3 ottobre del 2013 persero la vita nel mare di fronte a Lampedusa,  una delle più grandi stragi di migranti degli ultimi anni.

Nel frattempo le morti sono continuate, nel tentativo di attraversare le frontiere di un Europa sempre più fortezza, che di fronte a un esodo storico si barrica dietro muri e recinzioni.

Un esodo che non potrà che crescere, visto il diffondersi delle guerre e delle violenze in tanti paesi africani e in medio oriente, con l’intervento attivo, purtroppo,  di paesi europei.

Così migliaia di persone premono alle frontiere europee, accampate, in condizioni disumane, in attesa di poter entrare nel territorio dell’UE per chiedere protezione. Non possono andare avanti né tornare indietro: quasi sempre nei paesi d’origine non hanno più nulla. La ricerca di un luogo in cui sia possibili vivere in sicurezza è più forte della paura, fa sopportare il fango in cui si è immersi, il freddo, le cariche della polizia.

Come tre anni fa, quando chiedemmo, con il Comitato 3 Ottobre, l’istituzione della giornata della Memoria, continuiamo a avanzare le stesse richieste all’Europa e all’Italia, perché nulla è stato fatto.  Anzi, le tante vittime dell’immigrazione non sembrano aver nemmeno scalfito l’atteggiamento di chiusura dei governi dell’UE.

Si riattivi subito un’operazione di ricerca e salvataggio, si aprano canali di ingresso umanitari, si predisponga un’accoglienza dignitosa.

Solo così potremo considerare l’approvazione di questa legge un impegno reale per risolvere problemi drammatici che restano tutti aperti. L’inizio di una fase diversa, in cui il senso di umanità prevalga su piccoli, cinici interessi.