Finite le feste, si torna alle consuete attività e ad affrontare i problemi sul tappeto che, ahi noi, la Befana non si è portata via insieme alle feste. Lo facciamo ripartendo dalla riflessione del nostro presidente, pubblicata a fine anno su La Repubblica. Il dibattito è aperto.

Gli studenti in piazza e l’ottimismo catastrofico, di WALTER MASSA Presidente Arci Liguria

DAVANTI alla grande mobilitazione in tutto il paese contro la riforma Gelmini – ma più in generale contro un governo che sta distruggendo ogni possibilità di futuro per giovani, precari, disoccupati, pensionati ecc. – torna alla mente il concetto di ‘ottimismo catastrofico´ del grande Eduardo Sanguineti.

In sostanza, diceva Sanguineti – che il 9 dicembre avrebbe compiuto 80 anni. – ad una situazione disperata dobbiamo opporre il pessimismo della ragione – “assolutamente radicale” – e l´ottimismo della volontà che deve essere tanto più grande quanto più difficile è la situazione.

Ora, molto modestamente, credo che le decine di migliaia di manifestanti – studenti, precari, disoccupati, terremotati – che hanno manifestato, anche con atti di violenza, abbiano voluto esprimere in maniera radicale il pessimismo della ragione di fronte allo spettacolo scandaloso di un governo di avventurieri, salvato in extremis grazie a tre voti comprati, che ha la grave responsabilità di aver portato il Paese alla crisi sociale. Spetta dunque a noi aiutarli – ma soprattutto aiutarci – a (ri) trovare quell´ottimismo della volontà che sembra perduto da tempo.

Proprio in questi giorni su queste colonne, due autorevoli interventi hanno affrontato, ciascuno dalla propria ottica, le vicende di queste settimane, ivi compresi gli scontri verificatisi a Roma, accomunati dal tentativo di cercare di capire piuttosto che pontificare e magari bollare…. Ebbene, credo che la strada da seguire sia proprio questa provando ad evitare le dispute da tifosi che oggi appaiono ancor più miopi oltreché scontate. Ascoltare, innanzitutto, come ha fatto il Presidente Napolitano. Ma anche, e forse soprattutto, avere sempre presente la realtà drammatica di un paese sconquassato dalla crisi economica, con otto milioni di disoccupati, la ricchezza sempre più accentrata in poche mani, imprenditori senza scrupoli che non esitano a ricattare il Paese coi loro diktat, un governo fantoccio che sforna leggi su misura per interessi che mai nulla hanno a che fare con quelli del paese. Questa è l´Italia reale, signori. Le conseguenze di questa drammatica situazione sono il pane quotidiano dei manifestanti, ciò che accomuna intere generazioni e non solo. Non “solo” quindi generazioni senza futuro, ma generazioni che la miseria di questa società la sanno già vivendo direttamente sulla propria pelle o su quella dei loro genitori.

A tutti noi, dunque, spetta un solo compito; interagire, ascoltare con quanti manifestano e provare a comprendere che quella rabbia più volte evocata è la richiesta di aiuto di chi ha già la consapevolezza di dover affrontare un presente ed un futuro ad armi impari. Senza possibilità. A chi crede che la priorità vada data agli accordi di palazzo dobbiamo dare una risposta forte e unitaria. Spetta a noi, a chi lavora e/o studia, o vorrebbe farlo, a chi vorrebbe godere serenamente i frutti del proprio lavoro, a chi sogna di costruire una famiglia indicare la strada. Una strada che sia all´insegna della partecipazione, della cittadinanza attiva, della lotta a sprechi e privilegi, all´illegalità mafiosa e a quella legittimata da questo governo, al fascismo e ad ogni discriminazione. Non è impossibile parlare e farsi ascoltare dal ‘popolo della rabbia´, bisogna però avere l´onestà, più che il coraggio, di mettersi in gioco fino in fondo.