Pubblichiamo volentieri la riflessione di Filippo Miraglia, vicepresidente nazionale Arci sulla tragica vicenda dell’attentato a Parigi.

Per i terroristi, cioè per chi ricorre al terrore e alla violenza per affermare la propria ideologia (che trova giustificazione nella religione o in qualsiasi altro campo del pensiero umano), le idee stesse di uguaglianza, democrazia e libertà di espressione vanno combattute fino alla distruzione, alla cancellazione di chi le sostiene o le pratica. In questa guerra non si fanno distinzioni o prigionieri. Il nemico è, secondo i casi, l’occidente, gli USA, le donne, la stampa libera.

Per i razzisti vale lo stesso principio d’incompatibilità e tutti quelli che non rientrano nei canoni dell’ideologia razzista, vanno espulsi, eliminati, allontanati. A volte sono i migranti, a volte i musulmani (sempre più spesso), altre le minoranze (i rom) o i rifugiati.

Violenza, terrore e razzismo vanno a braccetto volentieri perché figli della stessa ideologia: l’ideologia dell’intolleranza e della negazione dell’altro come essere umano, come persona.

I razzisti, come i seminatori di terrore, mal sopportano uno dei fondamenti della democrazia, cioè la libertà. Concordano sul fatto che la libertà di scelta degli altri, quella di espressione (di critica o di satira), anche di credo religioso o la stessa libertà di esistere, è insopportabile ai loro occhi. A tal punto da giustificare qualsiasi cosa, qualsiasi atto.

Non sarebbe strano vederli seduti alla stessa tavola a discutere tranquillamente delle loro idee, magari opposte ma convergenti.

Le ricette che propongono si somigliano e si richiamano tutti all’idea dell’incompatibilità dell’altro.

I razzisti alimentano e si alimentano della retorica dello scontro di civiltà, dimenticando troppo spesso, che le prime vittime del terrore religioso sono le libertà (fino alla libertà di esistere) di chi è nato e cresciuti nelle stesse comunità d’origine dei terroristi (vale la pena però ricordare che i tre terroristi di Parigi, almeno così dicono le cronache, come in altri casi, sono francesi e non stranieri, anche se di origine straniera). Tuttavia l’odio razzista si rivolge soprattutto verso quelle comunità che per prime hanno subito e subiscono le conseguenze tragiche del fondamentalismo religioso.

Allo stesso modo gli ideologi del terrorismo si alimentano dell’ideologia razzista che ne giustifica l’esistenza. Avere un buon numero di leader politici e commentatori che attingono quotidianamente alla retorica dello scontro di civiltà, è un sostegno diretto a chi di questo scontro ha fatto il fulcro della propria azione politica.

Ricordando che il poliziotto ucciso dai terroristi a Parigi si chiamava Hamed, ed era anche lui di religione musulmana, dobbiamo evitare che le conseguenze di questo vile attentato alle libertà e alla vita delle persone, siano una riduzione degli spazi della democrazia, a partire, come sempre è avvenuto in questi anni, dai diritti degli ultimi, dei più deboli. Dobbiamo evitare che cominci una persecuzione di tutti gli Hamed che ci sono nelle nostre città, italiani e non, per il solo fatto di chiamarsi Hamed.

Maggiori controlli, la caccia alle streghe, coercizione e galera preventiva le ricette che vengono proposte. Formule che non serviranno a cancellare il terrore con la sua ideologia. Anzi, proposte alle quali i fondamentalisti ricorreranno per giustificare la propria esistenza, con le quali si rafforzeranno.

Per evitare un avvitamento di questo conflitto che fa comodo agli estremisti e ai razzisti bisognerà sottrarre alle ideologie del fondamentalismo religioso e razzista terreno sul piano culturale, educativo e sociale. Nel frattempo le nostre democrazie hanno già gli strumenti per poter indagare e tutelare i diritti dei cittadini.

Un giro di vite sulle libertà e sui diritti servirà solo a rafforzare razzisti e terroristi, consolidando il loro consenso e moltiplicando i loro adepti.

Se nelle prossime settimane, com’è già successo purtroppo nel recente passato, la politica e le istituzioni, e i giornali (una parte della stampa, come stiamo già vedendo) ricorreranno al linguaggio della paura e dell’odio, i gruppi terroristici aumenteranno il loro consenso e il numero dei loro simpatizzanti.

Impedire che nelle nostre città ci siano moschee e luoghi di culto per i musulmani (si leggano le cronache locali degli ultimi anni, degli ultimi mesi, di molte delle nostre città, dove a ogni tentativo di aprire una moschea ci sono sempre sollevazioni popolari, guidate da politici ben noti) rafforzano gli estremisti e i terroristi.

Per combattere il terrorismo, la violenza cieca e per sconfiggere il razzismo l’unica strada è quella di rafforzare la democrazia allargando la sfera dei diritti.

Gli strumenti per impedire la violenza ci sono già. Ma nessuno può essere al sicuro se non si sottrae ai violenti e ai razzisti il consenso di cui si nutrono a vicenda.