IL COMUNICATO DI ARCI E FORUM TUNISINO PER I DIRITTI ECONOMICI E SOCIALI – Ci sono ancora cose da chiarire nella tragedia che si è consumata al largo di Lampedusa nella notte tra giovedì e venerdì. C’è chi sostiene la tesi del naufragio e chi quella degli scafisti che, giunti in prossimità della costa, avrebbero scaraventato in mare i migranti. Così come ancora non è certo il numero degli imbarcati e quindi dei dispersi. Certo, non lascia indifferenti nemmeno noi sapere se ci troviamo di fronte a trafficanti sempre più brutali e senza scrupoli o conoscere il numero effettivo dei dispersi. Tuttavia considereremmo sviante se ci si soffermasse solo su questi aspetti, perdendo di vista il problema principale che determina il ripetersi di queste tragedie.

Per evitarle, e su questo vanno concentrati attenzione e sforzi, è necessario modificare l’attuale legislazione che impedisce l’ingresso legale in Italia e in Europa, illudendosi di poter fermare i movimenti migratori con la repressione.

Va modificato l’obiettivo del programma Frontex, oggi finalizzato al controllo e al respingimento di chi si imbarca per raggiungere le nostre coste. Serve sì un monitoraggio costante del Mediterraneo, ma per individuare chi si trova in difficoltà e predisporre immediati soccorsi. Anche in quest’ultimo episodio, infatti, non è affatto chiaro se i migranti fossero stati avvistati dai mezzi che sorvolano o solcano il mare in tempo utile per essere tutti condotti in salvo, evitando nuove vittime.

Chiediamo che chi è stato soccorso e oggi si trova nel centro di Contrada Imbriacola venga al più presto trasferito da Lampedusa in idonei centri di accoglienza, garantendo che nessuno venga respinto e che chi lo chiede possa accedere alla procedura per la richiesta d’asilo. In particolare va subito garantita una adeguata accoglienza dei minori che, come è noto, la legge tutela in maniera specifica con procedure differenti dagli adulti.

Chiediamo che alle autorità tunisine venga comunicata l’identità dei sopravvissuti onde poter informare le famiglie, a cui va evitato il calvario dei familiari dei dispersi che da più di un anno cercano invano di avere notizie sulla sorte dei loro cari. Per velocizzare la comunicazione e rassicurare al più presto le famiglie chiediamo anche che ai sopravvissuti venga consentito di contattarle direttamente.

Chiediamo infine che alle organizzazioni di tutela indipendenti venga consentito l’accesso al centro per poter parlare con i naufraghi attivando le reti sociali sul territorio e a livello internazionale per un intervento adeguato.

Roma, 10 settembre 2012

 

Roma-Tunisi