Comunicazioni del Ministro della giustizia sul sistema carcerario (nella foto, VanGogh, 1890, Ora d’aria in prigione) e sui problemi della giustizia e conseguente dibattito (Richiesta avanzata ai sensi dell’articolo 62, secondo comma, della Costituzione).

Il Ministro della giustizia Palma ha reso in Senato comunicazioni sul sistema carcerario e sui problemi della giustizia, intervenendo nella seduta convocata a seguito della richiesta di 141 senatori di quasi tutti gli schieramenti politici.

Conscio della difficoltà del momento e della gravità della situazione carceraria e dunque dell’opportunità di evitare polemiche e contrapposizioni politiche, il Ministro Palma ha evidenziato la necessità di assicurare il rispetto dei valori costituzionali riferiti alle persone e nel contempo di garantire l’ordine nelle carceri e il sereno svolgimento dell’espiazione della pena o della custodia cautelare. Dopo aver ringraziato gli operatori carcerari, i direttori dei penitenziari, gli educatori e la polizia penitenziaria per la professionalità, l’abnegazione e l’umanità con cui quotidianamente adempiono ai loro doveri malgrado le forti scoperture di organico, il Ministro ha illustrato gli alterni esiti della riforma della medicina penitenziaria e del trasferimento delle funzioni sanitarie al Servizio Sanitario Nazionale ed ha definito un’emergenza nell’emergenza penitenziaria la situazione degli ospedali psichiatrici, luoghi che producono sofferenza, degrado, violazione della dignità e dei diritti fondamentali delle persone, una condizione che non può più essere tollerata in un Paese civile. Fra le misure da adottare, appare necessaria la creazione di strutture pubbliche di ricovero intermedio che consentano, con le dovute garanzie, il ricorso a modalità di libertà vigilata, oggi stimate non sufficientemente sicure.

Sul piano logistico, il Ministero è intervenuto e sta predisponendo interventi per incrementare il numero delle strutture carcerarie e dunque il numero dei posti disponibili; ad oggi i 206 istituti penitenziari consentono una presenza regolamentare di 45.732 detenuti ed una tollerabile di 69.194 detenuti, cui corrisponde una presenza effettiva di 67.377 detenuti, i detenuti in custodia cautelare costituiscono il 42 per cento del totale. Il Ministro ha poi fornito ulteriori dati in ordine alla tipologia dei reati all’origine della detenzione e alla proiezione di crescita della popolazione carceraria, escludendo tra le molteplici cause del sovraffollamento una particolare rilevanza delle norme introdotte nell’ultimo decennio a tutela delle esigenze di sicurezza dei cittadini, mentre si può affermare che non sembra puntualmente rispettato il criterio della reclusione in carcere come extrema ratio, opinione peraltro condivisa dal primo Presidente della Corte di cassazione.

Come dimostra la storia repubblicana, la strada dell’amnistia o dell’indulto, già intrapresa oltre 20 volte dal 1948 al 1992, garantisce una soluzione solo temporanea al problema, mentre potrebbe essere estesa, visti i buoni risultati conseguiti, la vigenza della normativa sulla detenzione domiciliare dell’ultimo anno di pena. Fondamentale è comunque aprire una stagione di sereno confronto tra le varie forze politiche per la definizione di un progetto globale di giustizia, che consideri l’edilizia carceraria solo come uno strumento logistico da modulare secondo l’obiettivo perseguito e non come la soluzione del problema, che abbia chiari i valori della Costituzione e che abbia la dovuta considerazione per i detenuti.

Dagli interventi in discussione, che proseguirà nel corso della seduta pomeridiana, dei sen. Bonino, Poretti (Radicali nel PD), D’Ambrosio Lettieri, Compagna, Ciarrapico (PdL) Ignazio Marino, Di Giovan Paolo, Blazina, Soliani, Granaiola, Chiurazzi, Galperti, Ferrante, Marco Filippi (PD) e Li Gotti (IdV) è emerso l’apprezzamento per la disponibilità del Ministro ad approfondire il tema in un clima di concordia e di condivisa preoccupazione e sono stati sottolineati ulteriori aspetti che attestano la drammaticità della situazione carceraria, a partire dall’abnorme numero dei suicidi tra i detenuti, ma anche la durata eccessiva dei procedimenti civili e penali, l’altissimo numero di prescrizioni, la diffusa diffidenza dei cittadini che percepiscono il sistema come incapace di assicurare giustizia.

Nella Seduta pomeridiana (a partire dalle ore 16) il seguito della discussione sulle comunicazioni del Ministro delle giustizia.