A giugno siamo stati ospiti per una settimana della Federazione nazionale dei centri sociali e socioculturali della Francia (Fédération des centres sociaux et socioculturels de France – FCSF) di Poitiers.
La visita si è svolta grazie al progetto Erasmus+ Cestopossible, di cui è parte il nostro comitato regionale.
Grazie a questo progetto, fino a metà 2020, rappresentanti del nostro comitato assieme a rappresentanti di altri tre comitati, coordinati da ARCS, e di associazioni dalla Francia, Belgio e Germania avranno l’occasione di visitare diverse città per osservare le attività sociali rivolte all’inclusione e alla partecipazione delle persone.
Poitiers è un comune con una importante storia medievale nella Francia occidentale. La città è grande più o meno come La Spezia (91 mila abitanti) ed è capitale di una provincia (“dipartimento”), chiamata Vienne, più estesa della Liguria ma popolosa come appena le provincie della Spezia e di Imperia messe assieme (circa 440 mila abitanti).
La provincia è sostanzialmente rurale e primeggia per la produzione di formaggio di capra. Per raggiungere Poitiers in treno si attraversano sconfinate pianure che danno l’impressione di entrare in un romanzo ambientato nelle pianure del Midwest americano. Eppure il contesto socio-economico è più articolato di quello che uno potrebbe aspettarsi alla prima impressione. Si trovano alcuni poli di antica industrializzazione con tutti i problemi conseguenti, alti livelli d’immigrazione, quartieri di edilizia popolare. L’università di Poitiers è stata fondata nel 1431 e la città è uno dei principali poli accademici di Francia, con una popolazione di quasi 30 mila studenti.
La FCSF riunisce oltre 1.000 centri sociali in tutta la Francia dal 1922. I centri sociali in Francia hanno visto il più grande sviluppo negli anni ’60, in coincidenza con l’industrializzazione e la crescita delle città. I centri sociali sono spazi che ospitano i più diversi servizi allo scopo di favorire lo sviluppo di reti sociali e promuovere la solidarietà.
Nella Vienne, la FCSF locale riunisce 25 tra centri sociali in senso stretto e spazi di vita sociale, di cui 12 a Poitiers, gestiti da 23 associazioni, secondo i dati del loro rendiconto per il 2019. Nel complesso, questi spazi ospitano le attività e i servizi di 638 associazioni e contano oltre 14 mila aderenti. Il sistema dei centri sociali nella Vienne muove 3.350 volontari e si basa sul lavoro di 1.041 dipendenti (pari a 543 dipendenti a tempo pieno). L’associazione più piccola che svolge le sue attività nei centri sociali conta su 2 dipendenti, la più grande su 130. Considerata la struttura del dipartimento, le attività dei centri sociali sono un po’ sbilanciate: il 76% si svolge in un contesto urbano. Il budget complessivo della rete è di 22 milioni di euro, di cui il 50% sono finanziamenti da parte dei comuni del dipartimento sulla base di una convenzione per obiettivi; con la medesima logica un altro 10% arriva dallo stato e una quota del 3% dal dipartimento. Ancora altre risorse hanno provenienza pubblica, ma vanno a finanziare servizi specifici: il 16% dalla Caisse d’allocations familiales – CAF (Cassa per gli stanziamenti per la famiglia) e il 7% dallo stato per l’occupazione. In tutto, l’86% dei fondi disponibili nel complesso ha una varia provenienza pubblica, in prevalenza in convenzioni per obiettivi e non su progetti specifici; una quota minoritaria del 13% dei fondi arriva dagli utenti per quei servizi che richiedono un contributo. È interessante notare come la città di Poitiers avesse, nel 2018, un volume di spese pari a poco più di 100 milioni di euro, di cui 13 alla voce coesione sociale.
L’esperienza dei centri sociali è di per sé di grande interesse per una regione come la nostra, dove abbondano purtroppo le aree in difficoltà: le periferie urbane (a Genova e negli altri capoluoghi soprattutto) e le aree interne (in tutte le province, salvo alcune valli più connesse alla costa). Infatti sono in potenza esperienze di rigenerazione di spazi abbandonati, che abbondano in Liguria, e di costruzione di servizi di prossimità per le fasce fragili della popolazione. È necessario evidenziare il sistema di rapporto con il pubblico, che ricerca la stabilità dei servizi e dei finanziamenti, sia la forte propensione degli spazi a includere al loro interno una rete plurale di associazioni e a indagare costantemente i bisogni dei territori in cui si trovano. Nelle varie osservazioni che abbiamo svolto abbiamo ritrovato esperienze di proiezione verso l’esterno molto diverse: da questionari somministrati ai residenti di un quartiere popolare per conoscerne le esigenze a pratiche di community organizing. Ogni centro sociale è molto flessibile nello strutturare nuove attività, anche in via sperimentale, e il pluralismo dei servizi che ospita aiuta a stimolare nuove idee e programmi.
Le prossime tappe del progetto si svolgernanno in Belgio, Germania e ancora in Francia. L’esperienza è estremamente interessante per stringere nuove relazioni e per portare idee innovative nella nostra associazione.
Stefano Gaggero