Oggi, venerdì 27 Marzo alle ore 17, presso l’oratorio Don Bosco, il Comitato Solidarietà Immigrati presenta la ricerca-azione sulla situazione attuale dell’immigrazione e dell’integrazione alla Spezia.
Arci La Spezia ha rivolto qualche domanda a Gilda Esposito che ha curato la stesura della ricerca e a Florentina Stefanisi, presidente della cooperativa Mondo Aperto, che ha coordinato le attività di ricerca.
Gilda, cos’è una ricerca-azione e come si è svolto il tuo lavoro?

La ricerca-azione (nome completo ricerca-azione-partecipativa) si basa su tre livelli di lavoro differenti: la parte di ricerca intesa in senso tradizionale come raccolta ed elaborazione di dati con fine descrittivo, la parte di azione cioè la trasformazione dei dati ottenuti in conoscenze che devono servire per cambiare le cose e la parte partecipativa, perché le cose possono cambiare solo se i soggetti partecipano in prima persona, sentendosi protagonisti. Questo tipo di lavoro è stato effettuato da una parte prendendo i dati presso l’anagrafe, la prefettura e gli altri enti di interesse; dall’altra raccogliendo le testimonianze e le storie di vita degli immigrati, degli operatori e dei volontari. Incrociando questi dati è possibile trarre delle conclusioni che portano ad individuare quali sono gli aspetti più importanti e quelli che hanno funzionato meglio.

Se tu dovessi dare un giudizio sulla base delle tue interviste “IL MONDO NELLA NOSTRA CITTÀ” gode di buona salute?

Senza dubbio il mio giudizio è positivo. Spezia è una città che sta lavorando su questi temi e ci sono già delle esperienze di integrazione. Il messaggio che deve emergere in maniera forte è che in una città che si presenta come multiculturale non ci sono gli immigrati in quanto tali, ma portatori di tante identità diverse. Per quanto riguarda la ricerca possiamo dire che avrà senso compiuto soltanto se riuscirà, oltre a scattare una fotografia della situazione cittadina, anche a dare delle indicazioni precise su quali sono gli aspetti prioritari. Ci sono esempi di integrazione più forti di altri, come i giovani, che vanno a scuola e frequentano gli spazi giovanili. I giovani inoltre possono attraverso il loro sviluppo informare positivamente tutto il nucleo familiare e dunque favorire le dinamiche di integrazione. Proprio per questo motivo la fascia giovanile è quella che riteniamo di interesse prioritario.

Florentina, tu sei presidente di una cooperativa che si occupa di mediazione interculturale e le cui socie sono prevalentemente donne immigrate e italiane. Cosa puoi dirci del vostro lavoro, delle difficoltà legate al genere e della provenienza nel lavoro di ogni giorno?

La Cooperativa Sociale Mondo Aperto nasce nel 2003 da un gruppo di donne immigrate di diverse nazionalità che decidono di unirsi per trasformare in offerta di servizi di qualità, l’assistenza e l’accompagnamento che in via del tutto personale prestavano già da tempo ai loro connazionali in difficoltà operando all’interno del Comitato Solidarietà Immigrati. Una realtà come la nostra, che si prefigge di promuovere l’integrazione ha su di sé il grande e complesso compito di essere essa stessa una fucina di integrazione, inclusione e accoglienza. L’esperienza maturata negli anni è stata accompagnata da un percorso di crescita professionale e dall’inclusione all’interno dell’organico di nuovi mediatori. Oggi all’interno della Cooperativa collaborano professionisti di svariate nazionalità, anche uomini e giovani di seconda generazione e italiani.