E’ una fase indubbiamente complicata “a sinistra”.

Una fase dove persiste un rischio serio di apparire piuttosto che essere; una fase che sembra ai più di chiusura invece che un momento di apertura e di inclusione. Non solo “per colpa” degli attori della politica –  ne hanno indubbiamente diverse – ma, perché, anche chi ascolta, chi guarda da lontano da molto tempo la Politica, ha smesso di essere allenato nel comprenderla fino in fondo…penso a chi si e’, nel tempo, chiuso nel suo recinto identitario o egoista; un posto caldo al “riparo” delle nuove sfide, dai dubbi, dalle domande (e dalle risposte), ai quesiti che vanno oltre il proprio universo. Capita anche a me di non capire tutto, di pensare che facendo in un modo piuttosto che in un altro forse tutto sarebbe più semplice. Ma un minuto dopo mi rendo conto dei limiti evidenti delle mie stesse tesi. E mi fermo scoraggiato. Siamo di fronte davvero alla fine delle semplificazioni della realtà ma di fronte, spero, alla ricerca delle soluzioni giuste.  Però, tornando alla sinistra e al momento che vive quella italiana, io non riesco ad essere del tutto pessimista. Forse anche perchè “noi di sinistra” non possiamo permetterci il lusso di dare soluzioni semplici a problemi complessi e poi anche perché discussioni, scontri, programmi, documenti e risoluzioni sono e rimangono il pane della democrazia che con la Sinistra deve necessariamente avere molto a che fare. Il congresso di Sinistra Italiana, il campo progressista di Piasapia&c, il dibattito interno al PD e altri più o meno noti movimenti tellurici della variegata sinistra italiana, segnano comunque una ripresa e una centralità della parola Sinistra. E’ questa, mi auguro, una fase storica e politica per una ritrovata dignità della Sinistra. Può dunque essere una grande occasione. La Sinistra viene rimessa al centro in queste ore; a Rimini come a Roma; senza trattini davanti e ritorna spesso accompagnata da parole forti e nobili come Socialismo, Popolo, Lavoro, Solidarietà, Sviluppo e Progresso. E tante altre. E’ dunque una potenziale fase feconda che non va interrotta ma, anzi, va favorita e per quanto possibile compresa. Per troppo tempo, sempre con il beneficio del dubbio, ha vissuto in clandestinità ma,  il fiume impetuoso della Sinistra ha continuato a scorrere e, oggi dimostra che nulla è in grado di imbrigliarlo in canali ristretti; tantomeno essere tombato e relegato per sempre sotto terra. Non un fiume (è un bene, è un male?) ma diversi fiumi devono poter tornare in superficie e scorrere liberamente, verso valle, dove poi tutto confluirà nel mare. E deve essere così oggi, a maggior ragione dopo una lunghissima fase di siccità, di mancanza di acqua…
Sono e rimango un socio Arci; uno di quei “fortunati” che vive dentro ad una grande “casa della sinistra” dove convivono da sempre culture diverse. Oserei dire, senza alcun problema su questo versante. Magari su altri si ma questa e’ un’altra storia. Io credo sia importante battersi ora perché questi percorsi compiano il loro cammino. Credo possa essere un impegno dell’Arci. Credo sia fondamentale in questa fase fare in modo che l’Arci aiuti queste molteplice espressione di forza (e di debolezza). Credo,parallelamente, sia importante battersi perché si abbattano personalismi e ci si possa guardare un po’ meno con sospetto tra sponde, sapendo che per recuperare valori comuni e ideali fondanti c’è bisogno di tempo e di rispetto reciproco. Con la consapevolezza che, forse, non toccherà neppure agli attori di oggi compiere ulteriori passi avanti nel metissage di cui in molti sentiamo, già oggi, il bisogno. Ma un dovere tutte e tutti lo abbiamo adesso, anche come Associazione. Sminare il terreno su cui abbiamo balzellato impauriti per troppo tempo, smettere i panni fobici e di sudditanza politica e tornare a vangare, insieme, il terreno liberato della Sinistra. Prepararlo con cura, intelligenza e amore, guardando al mondo che verrà piuttosto che a quello che abbiamo davanti agli occhi oggi e, soprattutto, fare in modo che ciò che vi crescerà sopra non sia limitato da confini o da barriere. E chi ci scorrazzerà sopra dopo di noi potrà farlo contando su una porzione più ampia di terreno. Italo Calvino ce lo ricorda con con molta chiarezza: “se alzi un muro pensa a cosa lasci fuori”. Pensiamolo. Solo così potremmo lasciare la Sinistra migliore di quella che abbiamo trovato. Solo così il presente non ci avrà annichilito e deluso. “Arrendersi al presente è il modo peggiore per costruire il futuro” lo diceva, del resto, un grandissimo della Sinistra senza confini come Tom Benetollo. Che ci manca tantissimo. Buon lavoro compagne e compagni e scusate il disturbo.