Ho atteso qualche ora prima di socializzare con voi alcune riflessioni sul dopo voto. Uno voto importante, di portata decisamente straordinaria che merita appunto lucidità e pragmatismo piuttosto che emotività. Mi è parso inoltre utile attendere la discussione della presidenza nazionale che si è tenuta ieri e che, complessivamente, e’ stata buona e con spunti decisamente interessanti. Socializzo per avviare un confronto anche online (abituiamoci visti i tempi…) tra noi.

Il quadro e’ decisamente scompaginato e, parafrasando il comico genovese – unico vincitore di queste elezioni politiche – possiamo dire che lo tsunami si è materializzato davanti ai nostri occhi con tanto di numeri impressionanti. Il Movimento 5 Stelle e’ il primo partito alla Camera dei Deputati così come lo e’ in molte regioni, Liguria compresa.

Nella nostra regione in particolare sono le province di Imperia e Savona a cedere allo tsunami grillino ma, come abbiamo visto, anche la città di Genova non ha saputo resistere tanto che il Partito Democratico viene relegato al secondo posto per numero di voti e quindi di consenso. Nonostante ciò molte erano le avvisaglie di questo exploit e non da oggi; le ultime elezioni amministrative a cominciare dalle amministrative di Savona avevano segnato in maniera decisa questa nuova tendenza. Idem per tutte le altre comprese le elezioni di Genova e La Spezia.

Ci sono molti (e forse molti non rende abbastanza) errori di questo scompaginato centro sinistra che affondano le radici negli anni e che, quasi con maniacale costanza, sono arrivati sino ai giorni nostri. Ma nonostante questo il dato che più mi colpisce non è stato tanto l’exploit del M5S ma la tenuta di quello squallido personaggio da piano bar che risponde al nome di Silvio Berlusconi. Perdonerete il volgare scivolamento ma di questo si tratta.

Nonostante il Pdl perda complessivamente dal 2008 quasi 8 milioni di voti (il PD ne perde oltre 3 milioni mentre SEL ne guadagna rispetto alla Sinistra Arcobaleno circa 400 mila e soprattutto rispetto alla Sinistra Arcobaleno entra in Parlamento) rimane decisamente sconvolgente la capacità di penetrazione in una parte considerevole dell’elettorale da parte del Cavaliere. Scioccante se pensiamo a come ha ridotto questo Paese. In tutto questo il M5S prende quasi 9 milioni di voti, distribuiti quasi equamente su tutto il territorio. La Lombardia è la Regione con il più alto numero di voti dei grillini. A questo proposito vi consiglio la lettura dei dati elaborati dall’Istituto Cattaneo di Bologna che ho trovato decisamente veritieri.

Il quadro,poi, è ulteriormente peggiorato da una legge elettorale che non permette a chi ha vinto di governare e a chi ha perso di prenderne atto ed eventualmente cambiare.

Ma più passano le ore e più il “pessimismo della ragione” lascia spazio “all’ottimismo della volontà” (nonostante la situazione tenda a complicarsi ora dopo ora).

Intanto occorre dire che come Arci, pur in questo quadro, portiamo a casa un buon risultato per quello che riguarda le nostre candidature. Il nostro presidente nazionale Paolo Beni e Matteo Biffoni, dell’Arci di Prato,  alla Camera e Alessia Petraglia al Senato sono l’espressione diretta dell’Arci che ha ottenuto il risultato prefissato. Sembrano non riuscirci altri che partivano da buona posizione. E non ci riesce Antonella Franciosi che nonostante la posizione quasi impossibile ha condotto una generosa campagna elettorale, porta a porta, con grande entusiasmo e spirito di servizio. Credo di poterlo dire a nome di tutte e tutti voi: siamo molto orgogliosi di Antonella e la ringraziamo per quello che ha fatto e per come l’ha fatto.

Entrano nel Parlamento Italiano inoltre donne e uomini che con noi hanno un rapporto significativo e più in generale la pattuglia del Terzo Settore riesce a non sfaldarsi. L’apertura di ieri di Pierluigi Bersani al M5S infine rende possibili prospettive inedite fino a qualche ora fa (ovviamente se saranno confermate) alle quali occorre prestare molta attenzione.

Intanto, fuori dall’agone e dalla rissa della campagna elettorale, a pensarci bene, mai un Parlamento Italiano ha avuto una così forte vocazione laica. Mai come in questo momento potrebbe esistere una forza parlamentare in grado di mettere mano strutturalmente alle questioni fondamentali su cui, in particolare in questi vent’anni, il nostro Paese ha perso la faccia e la credibilità.  Mi riferisco alla riforma delle Istituzioni parlamentari, ai costi della politica, ad una legge seria sul conflitto d’interesse, alla necessaria riforma della legge elettorale, ad un approccio all’Europa rinnovato e che guardi a quella dimensione come una opportunità di sviluppo solo per citarne alcuni.

Una convergenza su alcuni punti precisi – tutta da costruire e non senza difficoltà – con il M5S potrebbe paradossalmente dare all’esito di questo voto una svolta interessante e utile al Paese. Non si tratta di rileggere in tutta fretta il personaggio Beppe Grillo e il suo movimento; l’idea in sè che il Movimento 5 Stelle sia condotto da un miliardario del tutto discutibile e da una agenzia di pubblicità lascia intatte le perplessità e i forti dubbi sulla democraticità di questo insieme e probabilmente non sfugge ai piu liberi intellettualemente che proprio Grillo e’ parte del problema della crisi che stiamo attraversando e non la soluzione. Molti poi sono i temi che ci dividono dal comico genovese a cominciare dalla cittadinanza ai bambini immigrati nati in Italia, solo per citare il più evidente.

Si tratta però di tentare di costruire le condizioni per mettere alla prova l’intero movimento e dare quindi la possibilità di un reale cambiamento al Paese così come emerso dalla volontà popolare. Cambiamento infatti mi pare la parola chiave e non solo protesta, quella che caratterizza il voto “grillino”. Si può fare su punti condivisi è evidente. Del resto abbiamo sentito spesso raccontare di un “Beppe Grillo solo megafono del movimento e che non è lui a decidere ma la rete”. Bene hanno fatto quindi, prima Vendola e poi Bersani, a tendere la mano verso la prima forza politica del Paese. Un segnale forte e di coraggio che, a queste condizioni, può essere sostenuto.

Del resto quali alternative reali possono esserci? Il Governissimo PD (senza SEL) e PDL? Impossibile e impresentabile per ragioni che non devono neppure essere spiegate. Dalla presidenza Nazionale Arci arriva in questo senso una presa di posizione importante quanto ferma che potete leggeresu questo sito.

E In tutto questo l’Arci? Per noi si apre un potenziale spazio di lavoro, dentro e fuori il Parlamento, per la prima volta con raccordo forte e significativo.

Uno spazio “ponte”, che è ciò che abbiamo saputo fare meglio in questi anni e in tempi a volte non meno difficili. Mi riferisco a ciò che abbiamo contribuito a costruire da Seattle in poi, fino alle straordinarie mobilitazioni per la pace del 2003. Un lavoro di tessitura e di ascolto di quello che dentro anche il nostro corpaccione si è in parte sviluppato, e’ cresciuto e ha scelto la dimensione del movimento come strada di cambiamento. Del resto le pratiche di movimento e la democrazia partecipata non sono certamente metodi e temi a noi sconosciuti, così come non lo sono le dinamiche di rete. Anzi.

Un lavoro che tra l’altro sarebbe molto utile anche al centro sinistra e a quella parte di sinistra consapevole che la campagna elettorale è finita e capace di prendere atto di quello che è accaduto. Non abbiamo molto tempo e soprattutto sappiamo che il cammino sarà lungo, tortuoso e talvolta insidioso. Non sappiamo ancora se i nostri interlocutori saranno liberi e affidabili. Ma dobbiamo osare per non avere il rimorso di non avere fatto e per scegliere con convinzione la strada del confronto vero sui contenuti e non il tatticismo politichese che in questa fase non sarebbe capito. Occorre provare con coraggio a prendere il largo, decisi ad affrontare burrasca e bel tempo e di volta in volta decidere la rotta.

Del resto siamo l’Arci. Una grande storia e un grande presente che sempre si è fatta carico con senso di responsabilità del Paese e dei suoi cittadini. E vogliamo continuare a farlo.

Oggi la maggioranza dei cittadini italiani chiede coraggio e profondo cambiamento per uscire dalla crisi. E noi vogliamo/possiamo essere protagonisti di questo cambiamento possibile e necessario. Senza delegare altri, con autonomia ma senza autismi.