Questa volta non possiamo parlare di tragedia per gli oltre 300 migranti morti di freddo al largo delle coste libiche e a 140 miglia da Lampedusa. Non possiamo perchè oggi si muore in mezzo al mare ‘grazie’ alle normative europee nella più totale indifferenza. Si muore a causa di Triton, il famigerato nuovo sistema di protezione delle coste. Questa Europa assassina ed egoista che non ha voluto ascoltare le sacrosante ragioni di migliaia e migliaia di organizzazioni sociali europee (tra cui l’Arci) sulla necessità di mantenere attivo Mare Nostrum.

Si apre quindi con questo omicidio il 2015 nel Mediterraneo, frutto, dicevamo, non del caso, o delle condizioni avverse del mare, o del freddo invernale – che pure hanno contribuito a determinarla – ma in primo luogo imputabile alla scelta sciagurata compiuta dal governo italiano e dall’Europa connivente, di sospendere Mare Nostrum, passando da un’azione dedicata al salvataggio e al soccorso in mare dei migranti all’operazione Triton, finalizzata solo al controllo e alla sicurezza delle frontiere.
Di quale sicurezza abbiamo bisogno di fronte a queste nuove vittime?

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Da cosa ci dobbiamo difendere? Non certo dal nuovo terrorismo. Una tragedia collettiva è alle porte dell’Europa; una tragedia che coinvolge milioni di persone nel silenzio quasi assordante dei nostri media.

Né l’egoismo cinico dell’Europa, né la furia della natura potranno infatti fermare la determinazione di chi si mette in viaggio alla disperata ricerca di condizioni migliori di vita.

Le parole ipocrite di cordoglio da parte delle istituzioni, italiane ed europee, suscitano ormai solo un moto di indignazione. Tutto ciò si sarebbe potuto evitare se solo si fosse potenziato Mare Nostrum come chiedemmo anche in occasione di Sabir. Richiesta che portammo, in quel 3 ottobre denso di emozioni e di rabbia sacrosanta, direttamente all’attenzione del Presidente Schultz e dell’Alto Rappresentante della politica estera dell’Unione Europea Mogherini, oltre al Governo Italiano presente con il Vice Ministro all’Interno Bubbico.

Richiesta che rafforziamo oggi con l’appello promosso da Arci, Cgil, Libera e Uil e inviato a Federica Mogherini perché si adoperi per l’apertura di canali d’ingresso umanitari e a Matteo Renzi perché riattivi l’operazione Mare Nostrum.

Noi non abbiamo perso la speranza. Anche volendo non possiamo permettercelo. Siamo la voce per centinaia di migliaia di uomini e donne alla ricerca di un futuro. Ci aspettiamo adesso non lacrime di coccodrillo ma azioni concrete, che dimostrino un cambiamento radicale delle politiche italiane ed europee sull’immigrazione.

Ci aspettiamo con urgenza un cambio di rotta su Triton e una decisione unilaterale che costruisca le condizioni per l’attivazione di un canale umanitario che impedisca una volta per tutte omicidi di massa nelle nostre acque territoriali ed in quelle internazionali.
Su questo ultimo punto in particolare, come Arci, stiamo costruendo le condizioni politiche per una grande vertenza euromediterranea in vista del Forum Sociale Mondiale di Tunisi, attraverso lo spazio di Alternative Mediterranee.

Altrimenti con questa idea di difesa delle coste si dovrà continuare sempre più a parlare di omicidi premeditati e non di tragedie. Non è più possibile accettare che il Mediterraneo sia un cimitero di vite e speranze. Non è più possibile rimanere inermi a contare le bare. Il futuro del Mediterraneo e dell’Europa non è questo. E nessuno può convincerci che non c’è nulla da fare.

Arcireport numero 5, 12 febbraio 2015