Diverse compagne e diversi compagni mi hanno chiesto in questi giorni notizie sullo svolgimento e l’esito della  Conferenza Organizzativa Nazionale dell’ArciTivoli.  Che cosa è uscito dalla scadenza tanto attesa e dalle forti aspettative. Ho tentennato un poco per non correre il rischio di esprimere un parere a caldo, avendo riportato a casa tante sensazioni e tante idee. Troppo entusiasmo o, al contrario, troppo pessimismo avrebbero rischiato di drogare una valutazione di ciò che è stato, dato che è stato un passo importante quello fatto. Lo faccio brevemente ora, dalle colonne del nostro sito, in modo che possa proseguire qui in Liguria il dibattito avviato a Tivoli. Che troverà spazio nelle discussioni dei nostri organismi territoriali e regionali e che, spero, possa trovare, entro questa primavera, un momento dedicato a livello regionale. E’ stato un confronto certamente utile, partecipato e, finalmente, con un metodo di lavoro che non ha lasciato spazi a sproloqui vari ma è riuscito a tenere sul merito la discussione e ad arricchirla complessivamente. Oltre settanta interventi, di tutte le regioni, e con, auspicabimente, una prima conseguenza positiva: l’aver individuato un modello per la nostra vita democratica. Sembra poco ma non lo è…

A Tivoli siamo arrivati dopo un percorso lungo e articolato della presidenza nazionale che ha portato in quella sede un documento snello, chiaro e concreto che, questa la seconda valutazione, non è stato rispedito al mittente. Non è stato neanche usato come una clava per demolire una discusisone necessaria, magari contrapponendola al bisogno di politica, perchè oramai è chiaro ai più che le due cose camminano insieme. L’associazione inoltre è un po’ stanca di questi riti a cui eravamo abituati che prevedevano una visione bidirezionale dell’associazione: l’Arci delle tessere e l’Arci dei progetti sociali. L’Arci della politica e l’Arci più dedita all’organizzazione. L’Arci del sud e l’Arci del nord e così via. Tivoli segna un passo in avanti anche in questa direzione a mio avviso, un passo non scontato che fa bene e aiuta. Si apre ora la fase del che fare. La presidenza nazionale si riunirà l’undici dicembre prossimo e il primo banco di prova sarà quello di scegliere le priorità del quasi biennio 2013-2014 scaturite dalla Conferenza traducendole in azioni concrete, anche attraverso un lavoro sui numeri in vista del prossimo bilancio preventivo. Un bilancio, è auspicabile, biennale, con capacità programmatoria di medio termine che impegni l’associazione in un percorso vero e non presunto. Al centro di questo lavoro ci sta la “vertenza associazionismo” non intesa però come una mera difesa dell’esistente ma invece con una forte capacità di guardare oltre a noi e al nostro modello attuale anche perchè, se non fosse chiaro a qualcuno si cammina spediti verso il taglio significativo di agibilità economica al no profit ed in particolare all’associazionismo di promozione sociale. Quello considerato più scomodo. Qui quindi l’urgenza di ripensarci (non di stravolgerci), mettendo mano al nostra essere/stare sul territorio, rafforzando la capacità dei singoli dirigenti di svolgere al meglio il loro ruolo sul territorio attraverso una formazione continua e dedicata e quindi rileggendo l’architettura istituzionale complessiva. Tutto finalizzato al bisogno forte di ricostruire le condizioni per un associazione utile, capace di dare risposte alla crisi, anche economica, che stiamo vivendo, perchè di nuovo in grado di dare risposti ai bisogni dell’oggi. E qui rientra perfettamente tutto il ragionamento sul sistema complesso con attenzione a nuovi fronti di lavoro associativo e imediatamente penso all’associazionismo dei bambini e dei ragazzi, il lavoro con e nelle scuole, il volontariato laico al servizio del sociale, il volontariato intelligente per i beni culturali, l’impresa sociale e così via. Certamente un lavoro immenso ma al tempo stesso entusiasmante per chi, come noi, ha scelto l’Arci per rendere migliore questo mondo.