Di questi tempi, in vista dell’autunno, francamente non si sa che augurarsi.

Se è vero che da decenni l’imminente autunno è sempre stato annunciato come caldo o bollente, è altrettanto vero che, stavolta, sarà l’incertezza a farla da padrona.

Una precarietà che immobilizza, fondata sul non capire o non sapere che cosa un governo (e dunque un Paese) di questo genere possa dire o fare nei prossimi giorni, nelle prossime settimane.

Così, un po’ casualmente e un po’ no, son tornati tra le mani due pubblicazioni di Stephan Hessel e Pietro Ingrao (all’epoca 194 anni in due) che, in tempi non sospetti, dimostrando grande saggezza o per lo meno un forte spirito combattivo, scossero all’epoca un po’ di coscienze su indignazione e reazione.

Fu per tanti uno squarcio in un mondo politico e sociale che già si presentava apatico, asfittico e, appunto, gravemente malato. Entrambi si rivolgevano ad un mondo preciso, la sinistra, richiamandola ai suoi doveri e alle sue prerogative ma, purtroppo, anche alla luce dei risultati degli anni successivi, in modo del tutto inefficace sul piano dell’azione culturale e politica. Una sinistra che vive di sola indignazione infatti è destinata a soccombere e forse entrambi, pur partendo da punti di vista differenti, se ne erano resi conto. Credo di poter affermare con cognizione di causa: siamo ancora qui.

In questi primi giorni di agosto, dunque quei concetti e quelle riflessioni tornano prepotentemente di fronte allo scenario politico, sociale e culturale che stiamo vivendo e con la certezza di essere oramai prigionieri di una continua e ossessionante propaganda, frustrati dall’incapacità cronica di riconoscere gli errori fatti e, al contrario, con una tenace capacità di rigenerarli ossessivamente.

Un mix letale per il nostro Paese, ridotto a contarsi, di volta in volta come in una qualunque disputa tra tifosi sulle questioni più disparate, permettendo alle cose vere, alle cose reali, di passare sotto silenzio o inosservate.

E allora riscoprire Gramsci e il suo pragmatismo fondato su studio, organizzazione e dunque ribellione, diventa il fondamento sul quale ricostruire un fronte da cui ripartire. Non ci mancheranno le occasioni da qui al prossimo anno, autunno compreso.

Sul piano locale e su quello nazionale a patto che coraggio, idee e una fortissima critica al recente passato prendano il sopravvento. Critica che non può diventare colpa da scaricare su qualcuno o su qualcosa dato che, di particolari illuministi oggi non se ne vedono girare.

Ci saranno molteplici sfide anche per noi dell’Arci; al nostro interno dove un congresso ci ha consegnato in modo forte e unitario una richiesta di salto di qualità, di coraggio e di innovazione rispetto al recente passato che non possiamo deludere. Una forza in più nel ritessere reti e relazioni 8anche interne tra comitati e tra circoli e soprattutto tra questi mondi e il nazionale) che rimettano al centro ciò che ci unisce e non ciò che ci divide; e scelte che devono essere fatte per il bene di tutta l’associazione e non solo di una sua parte.

Sul piano esterno tutto il sistema Arci non può più pensare di stare a guardare ciò che accade fuori da noi sperando di “farla franca”; a noi non è concesso di “stare a guardare” mentre il mondo, insieme alla maggioranza dei suoi cittadini, prende fuoco.

A noi semmai è concesso il lusso di continuare ad organizzare il tempo libero delle persone, cogliendo quelle occasioni anche come momenti di crescita e informazione collettiva. Non richiudendosi nel campo delle varie minoranze ma, anche qui, con coraggio, capaci di sfidare le contraddizioni e i luoghi comuni di un intero popolo.

Una sfida alta, forte, vera che deve vedere tutto il movimento Arci protagonista e non solo una sua parte. Non può esserci neanche oggi, neanche con questa crescente disumana indifferenza, cittadino o cittadina che non senta il bisogno di costruire un mondo migliore, più sano, più sicuro e più solidale. Per se, per i propri cari e per la propria comunità. Del resto se, davvero indignarsi non basta più (peraltro ormai solo sui social), occorre reagire e per farlo dobbiamo essere preparati ed organizzati. Possiamo farlo!

Buone vacanze e buon riposo mia cara Arci.