Con un po’ di ritardo stiamo riavviando il nostro sito e riprendiamo la pubblicazione della nostra newsletter. Ritardo impiegato per riorganizzare il comitato regionale dopo i cambiamenti dovuti a pensionamenti e cambi di ruolo importanti. Una riorganizzazione che non è solo una mera sostituzione di nomi e cognomi con altri nomi e cognomi ma una vera e propria rimodellazione del nostro modo di lavorare anche in vista delle prossime importanti tappe che ci attendono. In questo 2016 si concretizzano infatti diverse delle cose pensate, progettate e inseguite nel corso degli ultimi anni, 2015 in primis; penso al Centro Servizi regionale per le Associazioni di Promozione Sociale che diverrà operativo tra pochissimi giorni. Voglio esprimere senza alcuna ritrosia che ne sono orgoglioso; è una importante conquista per il nostro mondo che per la prima volta si vede riconoscere risorse pubbliche per tutelarsi e autopromuoversi.
Ci stiamo riorganizzando anche per affrontare degnamente la nuova fase politica ligure. Nuova sotto molti punti di vista e in una fase di grande passaggio che non ritengo del tutto superato. Oggi è il centro destra a governare la Liguria. E’ una fase ancora molto interlocutoria per esprimere giudizi; poco o nulla è stato fatto fin ora (propaganda esclusa)… Le prime avvisaglie non sono state però positive e non lo sosteniamo da una posizione nettamente ideologica. Un “piano casa” peggiore di quello presentato alcuni mesi fa dalla coalizione di centro sinistra; una campagna d’odio – con tanto di minacce ai sindaci liguri – contro l’accoglienza e poi, la bufala delle bufale, la crociata sulla “teoria gender”. Bastano questi pochi annunci per capire che dietro il nulla programmatico, si nasconde un tentativo di restaurazione di stampo medioevale. Per non parlare delle politiche di risparmio necessarie dei costi della politica affossate dietro un’ incessante richiesta di avere più assessori prima (in barba alle leggi e ai regolamenti) e l’exploit della nomina di tre sottosegretari. Da una parte un Sindaco di una grande città che guadagna meno della metà circa di un consigliere regionale e che spende per spese di rappresentanza 44 euro in un anno e dall’altra Toti e la sua Giunta. A chi sostiene che in politica si è tutti uguali, queste le risposte. L’Arci in tutto questo farà sentire la sua voce; lo abbiamo fatto in passato anche con le impropriamente definite “Giunte amiche” e lo faremo anche oggi. Su questo ci stiamo facendo promotori di incontri e iniziative pubbliche per ridefinire un ruolo del sociale; da una parte c’è il Forum del terzo settore che continua ad essere un punto di snodo fondamentale nei rapporti e nelle relazioni tra soggetti del terzo settore ma anche in quel luogo è mancata la politica. Nel “sociale” manca da anni la Politica, quella capace di stare al passo con i tempi che cambiano, quella che immagina e costruisce una società che guarda avanti. La politica e non le dinamiche elettorali e i posizionamenti di ciascuno. 
Per questi motivi ci stiamo riorganizzando come Arci ligure. Per affrontare queste sfide e altre che per spazio non posso qui elencare e per dotarci della giusta passione, dei giusti strumenti per rilanciare un nostro protagonismo. Il protagonimso di una associazione che orgogliosamente fa politica senza per questo scendere direttamente nelle dinamiche elettorali. Un’aspetto – le dinamiche elettorali – che, visti i tempi, personalmente, non trovo neppure un tabù. Fare politica, ossia portare all’attenzione della collettività le nostre idee, le nostre proposte, il nostro quotidiano impegno in molte parti di Liguria è un dovere civile e morale del nostro modo d’intendere la militanza Arci. Una riorganizzazione che investirà i comitati territoriali e che chiederà loro di come stare in questa nuova fase della vita della nostra regione e che si concluderà con una conferenza di metà mandato entro luglio 2016. Un momento importante che dovrà delineare l’Arci ligure dei prossimi anni e che dovrà rilanciare in modo concreto pratiche condivise di nuova cittadinanza attiva e di mutualismo. Per tutti questi motivi lanciamo la nostra campagna di tesseramento 2016 con più forza e maggiore consapevolezza. Apriamo le porte alla voglia di fare di questa regione, alle intelligenze e alle passioni di migliaia e migliaia di donne e uomini che non vogliono arrendersi al presente ma, intendono fare di questa terra, l’occasione di riscatto e di emancipazione collettiva. L’Arci può essere oggi il vostro strumento. Buon tesseramento e non esitate, usateci.