Cosa aspettarsi da questo nuovo anno? Domanda da un milione di euro e risposta davvero difficile, almeno per noi umani. Chiudiamo un 2012 con piccoli segni di ripresa non tanto sul piano sociale ed economico, anzi, quanto su quello politico. Da una parte le primarie del centro sinistra sono diventate a tutti gli effetti uno strumento (per quanto imperfetto in taluni casi) di partecipazione straordinario e di fatto, ad oggi, l’unico antidoto alla nefasta legge elettorale ancora in vigore. Finisce il governo tecnico più politico della storia repubblicana con il premier uscente che si candida alla guida di uno dei, fino ad ora, quattro poli in campo. Si fa luce e chiarezza quindi sul percorso che ha portato il “governo dei professori” a compiere una serie di scelte devastanti per le classi medie dal punto di vista della tenuta economica e sociale. L’impoverimento ulteriore è purtroppo non più solo un dato statistico ma un effetto riscontrabile concretamente nella vita di tutti i giorni. Viene smascherato il fine professore capace di non far altro che perseguire quella logica per cui si è forti con i deboli e deboli con i forti. Colpire in modo netto, pensionati e lavoratori attraverso, due impianti di legge molto ideologici e limitarsi ad annunci e spot sulla lotta all’evasione fiscale e sulla patromiale per redditi che interessano, nella migliore delle ipotesi, solamente il 10% della popolazione nazionale. Un fatto nuovo quindi che deve contribuire a fare chiarezza sulle opzioni politiche in campo e sulle strategie per uscire dalla crisi. E sulle scelte che siamo chiamati a fare a fine febbraio. C’è poi anche il ritorno del cavaliere segno, ulteriore, di quanto sia difficile uscire da questo ultimo tragico ventennio. L’Arci è convinta che il lavoro e l’ambiente siano i principi cardine di una vera azione riformatrice in Italia per il prossimo futuro. Due temi non in contrapposizione che potrebbero determinare quella riconversione industriale, necessaria, e la scelta, non più rimandabile, di un piano industriale nazionale sostenibile. Deve partire da questi presupposti una grande opera di manutenzione del nostro territorio, straordinario ma, pesantemente martoriato da scelte politiche miopi. Un lavoro che guarda anche a tutto ciò che è la cultura, il patrimonio culturale immenso di cui disponiamo e che poco valorizziamo. Ne siamo talmente convinti che oggi, dentro la nostra associazione, questi temi risultano prioritari nelle azioni di sviluppo associativo e di rafforzamento del nostro insediamento e sono politicamente il cardine del nostro lavoro quotidiano, tanto nella dimensione nazionale, quanto nel territorio. E solamente uno schieramento progressista oggi può, credibilmente, farsi carico di questa forte aspettativa. Non è un’auspicio, è una certezza data dal fatto che anche questa volta la nostra organizzazione saprà da che parte stare. Non possiamo più permetterci infatti di rimanere impassibili e al tempo stesso inermi di fronte alla tragedia della perdita del posto di lavoro o dinnanzi all’ennesima vittima da inquinamento o da alluvione. Non possiamo più permettere lo scontro tra poveri, tra chi sostiene il lavoro e chi sostiene la salute perchè entrambi non sono e non devono essere elementi in contraddizione. Dev’esserci la politica! Più politica di quella vista fino ad oggi capace di trovare le soluzioni e le giuste vie d’uscita. Ecco un 2013 con più politica, più lavoro e un Paese in ricostruzione capace di mettere al centro il suo patrimonio culturale e ambientale è l’augurio più bello che possiamo farci.