Sono appena terminate le manifestazioni del primo sciopero generale europeo – alle quali tutta l’Arci ha partecipato convintamente – e penso che l’entusiasmo per questa grande prova di lotta ci sarà di stimolo negli ultimi preparativi della Conferenza Organizzativa Nazionale dell’Arci che si terrà dal 16 al 18 novembre prossimi a Tivoli nel Lazio. Un appuntamento importante per il nostro mondo che prova a guardarsi dentro, a migliorarsi, con il fine ultimo di provare a recuperare un pensiero collettivo e di scenario sull’arci, sul suo ruolo sociale, culturale e sul suo modo di essere e agire, tanto nella dimenzione nazionale, quanto in quella territoriale. un appuntamento al quale la Liguria arriva preparata, consapevole, tra le altre cose, di aver dedicato ben due consiglio regionali a questo momento e diversi ncontri della presidenza regionale.

Sia chiaro: non è una discussione che riguarda la Direzione Nazionale. E’ una discussione che riguarda l’Arci e la sua complessità, il suo gruppo dirigente diffuso e, soprattutto le forme del suo insediamento territoriale. Ce lo siamo detti spesso in questi mesi: occorre evitare il rischio di “ossessionarci” di noi stessi; dedicare tempo e importanza alla cura del territorio, all’organizzazione del nostro insediamento, al suo funzionamento, allo studio di percorsi e modelli che ci facciano uscire da questo senso d’insoddisfazione generalizzato che spesso percepiamo nelle nostre discussioni è importante ma non può e non deve essere visto come un ragionamento solo su noi stessi. Il rischio di avvitamento che corriamo deve essere superato da una sempre presente capacità di leggere ciò che accade intorno a noi; senza una visione ampia e una chiara volontà politica da parte degli organismi nazionali e del territorio qualunque ipotesi di cambiamento diventa esercizio retorico nella migliore dellem ipotesi, un miraggio nella peggiore. Sentiamo quindi la necessita’ di cambiare passo, soprattutto nella nostra discussione poiché siamo una tra le più grandi forze organizzate di questo Paese che fatica, oggi, ad essere rete – se non nel senso esclusivamente quantitativo e fatica sempre più a governare un mondo cosi complesso, perennemente in evoluzione.

C’è un aspetto particolarmente significativo in questo lavoro che ci apprestiamo a fare: le riflessioni oggi proposte dalla presidenza nazionale come base di discussione sono il frutto di un lavoro lungo di incontri con il territorio, di scambi continui con molti dirigenti della nostra associazione, del territorio e/o con incarichi nazionali. Si tratta di dati oggettivi capaci di sostanziare con dignità le “sensazioni” che spesso, con diversi rischi, determinano la nostra capacità di analisi. Un lavoro di analisi che deve inoltre tendere a “rompere” quell’idea che del territorio bisogna occuparsi solo a danni conclamati. Per fare questo serve la volontà politica (e gli strumenti) della Direzione Nazionale ma, soprattutto, la disponibilità del territorio ad uscire da questa idea dell’autonomia oggi a rischio di autismo.

Avviare e prendere parte a questa discussione deve servire anche e soprattutto a capire se, e come, saremo in grado di governare le decisioni che assumeremo,  coerentemente con il nostro essere una tra le più grandi realtà organizzate di questo paese.

In questa fase di grande difficoltà politica e sociale del nostro Paese dobbiamo insomma, anche in vista della prossima importante scadenza congressuale,mettere mano alla macchina, cambiarla laddove necessario per fare in modo che lo spirito dell’Arci torni ad essere quel vento fecondo capace di soffiare con forza dalla valle d’Aosta alla Sicilia, senza dimenticare la Sardegna! Buon lavoro alle compagne e ai compagni della Liguria e a tutta l’Arci!