Quando lo scorso anno abbiamo lanciato la prima Summer School dell’Arci sull’antirazzismo, sentivamo forte la necessità di una riflessione stringente su ciò che stava accadendo e su una rilettura complessiva del fenomeno razzista.

Non più solo l’Italia a subire gli effetti della crisi culturale e l’avanzata del becero razzismo padano ma tutta l’Europa in preda ad una fobica paura legata ai flussi migratori. Italia ed Europa immersi in una dimensione parallela, spesso non corrispondente alla realtà, in grado di far rifugiare tantissimi tra le braccia “sicure” del nuovo verbo neonazista e razzista.

Le ultime elezioni tedesche nei Länder del Baden-Württemberg, Renania Palatinato e Sassonia Anhalt tenutesi il 13 marzo 2016 ci confermano quanto avevamo indicato come priorità di lavoro della nostra associazione nel campo dell’advocay e della politica.

L’affermazione, oltre le previsioni, di Alternativa per la Germania (afd), partito nato nel 2013 contro l’euro in funzione antisolidale contro la Grecia, ha ottenuto un grande successo spostando il proprio bersaglio contro migranti, profughi e una supposta “islamizzazione” del Paese. Uno spostamento da destra verso ciò che si può solo chiamare con il nome che merita: neonazismo. In Germania.

Una vittoria contestuale alla perdita dei grandi partiti storici (CDU e SPD in testa) e che porta la locomotiva tedesca nel baratro dell’instabilità. Anche la LINKE e i Verdi non se la passano bene segno che ad una forte polarizzazione tra favorevoli e contrari all’accoglienza, non corrisponde un’altrettanta polarizzazione politica in grado di rispondere a queste tensioni. O meglio il versante dei favorevoli all’accoglienza pare fare fatica a riconoscersi nelle parole d’ordine – sempre più sfumate – della sinistra tradizionale.

La Germania come indicatore di una situazione di estrema pericolosità proprio mentre ci accingiamo a ricordare il 21 marzo, giornata internazionale contro il razzismo, ricorrenza che appare sempre più inutile di fronte a questi scenari. Ed è bene averlo presente nel nostro lavoro che non può più prescindere da un protagonismo forte, sempre più in prima linea e con una ritrovata “coalizione solidale” tutta da costruire e da inventare.

Non partiamo da zero e il ruolo giocato dall’Arci in questi anni è li a dimostrarlo ma, anche noi, nazionalmente e territorialmente sentiamo il peso e la fatica di una solitudine sempre più evidente che, tra le altre cose, ci impedisce di incidere nelle scelte come vorremmo.

Il nostro 21 marzo sarà ancora una volta da protagonisti: alla Camera con la Presidente Boldrini presenteremo la campagna sull’hate speech di cui trovate la presentazione su Arcireport. Saremo, sempre il 21 marzo a Catania con l’Arci catanese a presentare la conclusione di un progetto con il lancio della videoguida per richiedenti asilo AsylEasy, all’interno di un più generale convegno su “Come scavalcare le frontiere? Strumenti di resistenza e di lotta per i diritti dei migranti”.

Così come sono innumerevoli le iniziative micro all’interno dei nostri progetti di accoglienza a ricordare che esserci e fare accoglienza non è cosa da buonisti ma, semmai da giusti come ci avrebbe ricordato Tom.

E dunque sia un 21 marzo di riflessione e azione anche per tutti noi, a vario modo gruppo dirigente di questa grande e utile associazione. Una riflessione che ci deve portare a pensare l’immigrazione come la “prima linea” su cui battersi; una linea del fronte politica di tutta l’associazione e non solo degli addetti ai lavori. Un fronte, come ricordato spesso dal Senatore Luigi Manconi oggi in grado di modificare vita, abitudini e condizioni di interi quartieri come di interi continenti in pochissimo tempo e con ripercussioni sociali e culturali fortissime.

Sento di poter dire che noi ci siamo. Vorrei sentirlo urlare all’unisono per sentirmi più tranquillo e più forte.