(La Repubblica – Genova, 04 maggio 2011)

METROPOLI

Lavoro e servizi,
il razzismo strisciante

Seminario al Ducale: come combattere in Liguria tutte le discriminazioni. Esperti a confronto su bilanci e prospettive della Rete di monitoraggio e tutela attiva nella nostra regione

di DOMENICA CANCHANO

Lavoro e servizi, il razzismo strisciante

Il razzismo non è un’opinione, è un reato, che si commette anche nella nostra regione e spesso le controparti sono le stesse istituzioni. Per tutta una serie di norme e leggi che non permettono agli immigrati una reale integrazione. “O con funzionari pubblici che non conoscono le regole e non eseguono il loro lavoro perché non hanno idea della procedura da svolgere” dice Walter Massa, presidente dell’Arci Liguria, nonché responsabile del progetto della Rete di monitoraggio e tutela contro la discriminazione razziale, che conta 28 sportelli attivi in Liguria, da Sarzana a Sanremo, e un sito per le segnalazioni online. “Tutti diversi, stessi diritti. Il contrasto alle discriminazioni razziali. Scenari e possibili strumenti in Liguria” è il titolo del seminario pubblico che si terrà domani dalle ore 9.30 a Palazzo Ducale, con gli esperti che hanno partecipato a un ciclo di laboratori con lo scopo di avviare una riflessione concreta sulle prospettive di un futuro Centro regionale di prevenzione, contrasto e monitoraggio delle discriminazioni.

“I risultati dei laboratori sono stati raccolti in una pubblicazione che verrà presentata nel seminario – spiega Serena Ospazi referente per la Liguria dell’Unar – Si è fatto particolarmente attenzione al mondo del lavoro, allo studio, alla casa e ai servizi pubblici, aree problematiche”. La situazione è preoccupante: “C’è un basso livello di percezione della discriminazione da parte soprattutto degli immigrati – aggiunge Walter Massa – Questi atti abbracciano tutti i campi: dall’accesso al credito, al diritto alla abitazione, alla partecipazione ai concorsi pubblici. A volte piccole cose, non discriminazioni nette e probabilmente neanche ragionate. Ci è capitata per esempio la denuncia di un giovane a cui per ottenere un certificato veniva chiesto il permesso di soggiorno nonostante non fosse necessario, cosa fatta perché dai tratti somatici è stato individuato come straniero, dunque obbligato a presentare il documento. Alcune discriminazioni non avvengono più dal momento in cui gli immigrati diventano un business”.

Un ambito di importanza strategica per la lotta alle discriminazioni e alla diffusione degli stereotipi è rappresentato dai media: “Quando si entra nella logica commerciale scatta un altro modo di fare informazione – continua Massa – Lo vediamo in questi giorni con la situazione dei rifugiati: “emergenza clandestini”, “arrivano i clandestini”. Tutto per rendere eclatante la notizia e aumentare il clima di paura. Al momento stiamo anche realizzando un monitoraggio sulle discriminazioni sulla tv e sui giornali che presenteremo nei prossimi mesi”.