Sarebbe importante in questo ore aprire diverse riflessioni. Vi sarebbe la necessità di confrontarsi su alcune questioni che attengono al ruolo e al protagonismo politico della nostra associazione, sia a livello regionale che nazionale, così come emerso anche dall’ultimo Consiglio Nazionale. Ruolo e protagonismo che stiamo provando ad avere anche in Liguria nel costruire un programma denso di contenuti, e di sinistra, per le prossime elezioni regionali.

Troveremo il tempo per tutto questo, ma oggi voglio dedicare questo spazio a Sabir, l’idioma che per molti secoli è stato il linguaggio universale per chi attraccava nei porti del Mediterraneo. L’inglese di qualche secolo fa, tanto per intenderci. Proprio per questo Sabir è diventato il titolo della prima edizione del festival che l’Arci e il Comitato 3 ottobre, insieme al Comune di Lampedusa, hanno organizzato dal 1 al 5 ottobre sull’isola posta al centro del Canale di Sicilia. L’isola italiana affacciata sull’Africa. L’isola che tante pagine di quotidiani riempie con news allarmanti e dolorose.

Sabir quindi non può essere considerato solo un festival, almeno nell’accezione festosa che tutti conosciamo, né può essere relegato ad una commemorazione di quello che viene da molti considerato l’Olocausto del nuovo millennio. Fermo restando il nostro profondo rispetto per il dolore che ne è derivato sino ad oggi.

Sabir è infatti “Il festival diffuso delle culture mediterranee”, ovvero una grande iniziativa europea di riflessione e conoscenza sul Mediterraneo e sui popoli che oggi vi si affacciano. Riflessione e incontri, quindi, conoscenza di popoli in rivolta da una sponda e popoli, come ad esempio il nostro, in attesa di non si sa bene di cosa. Sabir pare essere la storpiatura del catalano saber , ossia sapere. E noi abbiamo bisogno di sapere cosa sta accadendo e possibilmente farcene carico, poiché è proprio vero che di Mediterraneo non solo si può vivere ma può essere una grande opportunità di sviluppo e quindi di pace. Il programma che trovate sul sito www.festivalsabirlampedusa.it lo spiega meglio di tante parole.

Sabir sarà anche per noi dell’Arci – che da anni ci battiamo per i diritti delle persone – un modo per non dimenticare che in quel maledetto canale di Sicilia continuano a morire centinaia e centinaia di innocenti che hanno la sola colpa di volersi costruire una vita migliore. Uomini, donne e bambini in fuga dalle loro case e dalle loro terre, spesso a causa di quel rapporto tra nord e sud del mondo di cui, ciascuno di noi, direttamente o indirettamente è complice e responsabile. Solo l’indifferenza più totale e l’assenza delle Istituzioni europee e/o nazionali hanno permesso che il nostro mare diventasse un grande cimitero, forse il più grande. 

Dall’1 al 5 ottobre, quindi, passando per il 3 ottobre.  Quel maledetto 3 ottobre 2013 che con 366 morti ha visto accadere una delle più grandi tragedie del mare e che non deve finire nel dimenticatoio.

A Lampedusa ci sarò. Per la mia storia personale d’impegno su questi temi ma soprattutto perché credo che anche Arci Liguria debba essere presente per non dimenticare e per rilanciare una azione che metta al centro i diritti. A partire da subito,  dalla promozione del 3 ottobre come giornata nazionale della memoria e della accoglienza  (leggi e firma la petizione) così come contenuto in una proposta di legge depositata in Parlamento da diversi deputati tra cui l’ex presidente nazionale Arci, Paolo Beni. Una proposta, è giusto dirlo, pensata dall’Arci. 

Per questo, come Arci Liguria abbiamo lanciatola proposta, in primis ai nostri comitati territoriali, di mettere in campo un segno, una iniziativa che ricordi e promuova la memoria e l’accoglienza già dal prossimo 3 ottobre. Un protagonismo delle nostre Arci liguri che non si è fatto attendere e che vede già diversi momenti organizzati in tutta la nostra Regione di cui trovate notizia sul sito. E’ motivo di orgoglio e un efficace antidoto per non rischiare di rimanere a guardare come fanno già in molti. Nonostante i centomila impegni e le altrettante cose da fare ci sono momenti come questo che meritano la priorità e rafforzano il senso di appartenenza ad una importante realtà come l’Arci, in cui militiamo – soprattutto – per motivi come questo.