I sostenitori del nuovo uomo forte del “bel paese”, il Ministro della Propaganda, hanno quasi esclusivamente un argomento che li rassicura e li fa sentire vincenti: l’immigrazione. Sulla criminalizzazione degli stranieri e di tutti quelli che ne promuovono i diritti, è stata costruita la fortuna politica, e la carriera personale, di Salvini e della lega, fino a poco tempo fa tra le forze politiche in via d’estinzione.
Ma non si tratta di un fenomeno solo italiano.
L’immigrazione, purtroppo, è oramai l’argomento sul quale le democrazie occidentali, si giocano il proprio futuro, la propria identità. Non perché siamo di fronte ad un fenomeno di proporzioni straordinarie. I numeri della mobilità umana sono molto stabili negli ultimi decenni, se si guarda alla quota più rilevante di flussi migratori, che riguarda coloro che si spostano per ragioni di lavoro (circa il 3% della popolazione mondiale).
C’è un aumento consistente del numero di persone che sono obbligate a lasciare le loro case (sfollati, rifugiati, richidenti asilo e profughi), come indicano i dati dell’UNHCR, dovuto all’aumento di guerre, conflitti e persecuzioni, oltre che di disastri ambientali. Ma questi flussi non riguardano i Paesi occidentali, quelli più ricchi, dove l’immigrazione è da tanti anni al centro del dibattito pubblico e delle fortune elettorali delle destre razziste.
Eppure i governi e i parlamenti sembrano dipendere, nella loro definizione politica, quasi esclusivamente da questo argomento.
L’Italia ha forse una sua particolarità: la scarsa indipendenza della stampa, in una condizione grave di mancanza di pluralismo.
Il servizio pubblico in particolare da sempre, con alcune eccezioni, insegue e adula il potere, con un rischio di omologazione che rischia di minare le stesse basi della democrazia.
È stato il servizio pubblico, oltre che le televisioni di Berlusconi, a determinare la rinascita della Lega, dando un enorme spazio alle parole d’odio utilizzate a piene mani dal leader leghista. Senza alcun contrappeso che non fosse interno al teatrino della politica e quindi di scarsissima efficacia.
L’ideologia razzista, fondata non più e non tanto sull’idea di superiorità, quanto piuttosto sulla convinzione che sottrarre diritti agli stranieri corrisponda all’interesse nazionale, sembra oramai il principale elemento intorno al quale orientare l’elettorato ed è certamente quello usato dalle nuove destre in Italia e in Europa.
Il problema in molti casi, certamente nel caso italiano, è anche determinato dall’assenza di una proposta politica alternativa credibile ed efficace. Un soggetto politico che, a fronte di un investimento enorme da parte dell’imprenditore del razzismo, metta al centro della sua proposta i diritti e l’uguaglianza.
Non sappiamo se e quando le forze politiche democratiche smetteranno di inseguire il consenso e ritroveranno la capacità di orientare la società, stando dentro le dinamiche e le contraddizioni sociali.
In assenza della politica, o di fronte ad una debolezza dei soggetti politici, la società, le organizzazioni sociali hanno la responsabilità di costruire una proposta alternativa, almeno sul piano culturale.
Se non vogliamo arrenderci all’idea che la nostra storia, la nostra civiltà, le conquiste sociali, i diritti, i principi scritti nella nostra Costituzione, siano cancellati per l’interesse di gruppi e movimenti politici che basano il proprio consenso sulla xenofobia e il razzismo, c’è bisogno di mettere in campo un soggetto sociale collettivo che possa svolgere il ruolo di promotore culturale e politico dei diritti e dell’uguaglianza.
Per questo un gruppo molto ampio di organizzazioni di orientamento e origine diversa, si sono coalizzati per promuovere la campagna Io Accolgo.
La campagna si rivolge innanzitutto alle persone, agli italiani e alle italiane. Ma si rivolge anche alla politica, alle istituzioni, al mondo della cultura, alla stampa per richiamare l’attenzione sull’importanza di preservare gli elementi che contraddistinguono uno stato democratico e sull’importanza della partecipazione. Riteniamo fondamentale oggi più che mai prendere la parola, schierarsi personalmente, dentro un quadro collettivo come quello di una campagna, per riaffermare i principi della nostra Costituzione e il dissenso verso un’idea di Italia ed Europa chiuse e rancorose.
Con questa campagna gran parte della società civile organizzata di questo Paese, (associazionismo, volontariato, terzo settore, ONG, sindacati, ossia quei corpi intermedi che sempre più danno fastidio ai governi, ovunque, non solo in Italia) intende rendere visibile, fare emergere, la parte di Italia che accoglie, che crede nel diritto ad avere diritti, di cui parlava Stefano Rodotà, e al dovere della solidarietà, di cui parla la nostra Costituzione. Una parte d’Italia che noi sappiamo essere, nonostante le campagne mediatiche e i recenti esiti elettorali, ancora maggioritaria.
Siamo convinti di essere molti, quelli che vogliono un’Italia accogliente, libera e aperta. Un’Italia diversa da quella che ci viene offerta dal Ministro Salvini, un’Italia che prima salva una vita, anche solo una, e poi, dopo, si occupa della sua condizione giuridica. Con la campagna Io Accolgo vogliamo che questa Italia alzi la voce, si faccia sentire e vedere, che agisca per sanare o ridurre i danni prodotti da politiche e leggi sbagliate e ingiuste.

L’ARCI può e deve essere protagonista di questa campagna e della rinascita civile che può essere connessa alle azioni che metteremo in campo insieme.

Filippo Miraglia,
Responsabile immigrazione Arci Nazionale