Ci sono luoghi che attraversano l’intera tua vita.
Per capirlo però servono momenti importanti e un po’ di tempo per rendertene conto. Uno di questi luoghi è certamente “La Ciclistica”. Un luogo che ha accompagnato la mia esistenza. La Ciclistica (così chiamato da tutti) è’ stato il primo circolo Arci ad essere entrato nella mia famiglia. Io manco sapevo cos’era L’Arci a quei tempi ma a precisa domanda a papà “cos’è la Ciclistica?” quello era l’unico luogo per cui papà rispondeva seccamente “è’ un circolo Arci”.
Poco più avanti scoprii cos’era quella grande associazione fatta di tante Ciclistiche sparse per tutta la città, prima, e per tutta Italia successivamente. Credo sia stato anche il primo circolo in cui sono entrato per accompagnare papà a bere un caffè (a me spuma al ginger come premio per la settimana) e di quei momenti ho il ricordo terribile della puzza di fumo e di vino bianco che si mischiavano. Però quei sabati o quelle domeniche mattina la gente era felice, sorridente, vestita bene (almeno ai miei occhi). O si andava a messa o si andava al circolo e per la verità, già allora, alcuni andavano a messa e poi venivano al circolo un po’ di nascosto…
La Ciclistica è molto altri nei ricordi compreso il fatto che, andarci, segnava l’uscita dalla “città di Rivarolo”. Il circolo si trovava in una zona “straniera” nonostante confinasse con Certosa. E il confine era quel ponte enorme appoggiato alle case che, a guardarlo da sotto, un po’ di timore lo metteva sempre.
La Ciclistica l’ho ritrovata spesso come dicevo e quelle stanze, quella targa esterna, quel nome “Tana” si sono rivelate decisive quando, da pochi mesi all’Arci Genova decidemmo di aprire in quel circolo il primo sportello per cittadini migranti. Erano i primissimi anni 2000. Tutte le realtà sociali di allora erano concentrate solo sul centro storico ma, grazie ad un gruppo dirigente attento e coraggioso (Massimiliano e Gabriele possono testimoniarlo insieme a me), decidemmo che era giunto il momento di investire in quel pezzo di città che cominciava a mostrare i primi segnali di debolezza. Lo aprimmo non senza difficoltà e Igino e Mario se lo ricordano bene…solo la testardaggine nostra e soprattutto l’azione da ariete del buon Mauro Cafasso vinsero tutte le resistenze. Bisognava mettersi il cuore in pace, occuparsi di “extracomunitari” e soprattutto rinunciare a qualche tavolo e qualche partita a carte.
Ma avevamo un obiettivo comune: far entrare le persone come utenti di un piccolo ma importante servizio e farle uscire come soci di un luogo aperto, inclusivo e soprattutto, in parte, anche loro. Come lo era stato anche per mio papà e per i tanti immigrati dal sud negli anni 50 e 60. Credo di poter dire, ci siamo riusciti.
Siamo ancora lì a offrire aiuto oramai a tutti senza distinzione di passaporto, offrendo un’opportunità di socialità, solidarietà e, perché no, divertimento e tempo libero dopo il lavoro (per chi ha la fortuna di averlo).
E poi ancora, la Ciclistica è tornata prepotentemente dopo la tragedia di quel ponte che incuteva timore ogni volta che ci passavo sotto.
Quel luogo si è trasformato in una sorta di dogana prima del confine. Tante volte, in questo anno, ho ripensato “alla città di Rivarolo e a quella di Sampierdarena” e al confine che da bambino immaginavo di attraversare per andare a bere il caffè con papà. Ma quel pensiero non aveva più quel gusto avventuriero, curioso, stimolante; tutt’altro. Quella dogana all’inizio di via Fillak era un confine proprio come quelli che avevo attraversato durante il conflitto dei Balcani. Con tanto di militari con il mitra e camionette. Era un altro mondo.
Oggi sarò con quelle compagne e quei compagni che non si sono mai arresi nonostante le fatiche.
Alcuni di loro hanno attraversato con me almeno almeno 20 anni dall’apertura di quello sportello. Sarò lì con loro per ringraziare per ciò che hanno fatto e continuano a fare e lo farò con il rispetto che si deve a chi ti ha cresciuto, perché così è’ stato. E sono proprio felice di poter accompagnare alla Ciclistica Luciana Castellina , la nostra presidente nazionale onoraria.
Lei è il miglior regalo che possiamo fare a quel quartiere, a quelle stanze, a quei soci e a quei compagni.
Ancora 100 di questi anni cara ARCI Società sportiva “La Ciclistica” di Sampierdarena con tutto l’affetto del mondo.

Walter Massa