Con il mese di aprile si apre la stagione dei congressi nella nostra Regione. Si parte con la prima sessione del Congresso di Imperia il prossimo 7 aprile che si terrà nei locali del glorioso circolo dell’Antica Compagnia Portuale di Oneglia. Si chiuderà il 12 maggio prossimo con la prima sessione del congresso regionale che quest’anno terremo alle Officine Solimano, cuore pulsante della cultura savonese a marchio Arci. Un grazie davvero sentito ai tre circoli fondatori (Nuovo Filmstudio Cattivi Maestri e Raindogs) e al comitato territoriale di Savona che hanno saputo imprimere una positiva svolta culturale e offrire opportunità all’intero territorio.

Sarà una stagione congressuale ligure contrassegnata da un prima e un dopo, da una prima fase e una seconda fase. Lo spartiacque sarà il Congresso Nazionale convocato a Pescara dal 7 al 10 giugno. Il prima infatti sarà da noi dedicato principalmente alla riflessione nazionale, all’idea di Associazione nazionale che vogliamo costruire per i prossimi anni partendo da alcune domande che da tempo ci poniamo e che, a nostro avviso meriterebbero, oggi più che mai una risposta. Quale idea di futuro dell’Arci e per l’Arci? Perchè oggi le persone dovrebbero sentire la necessità di associarsi? Perchè scegliere l’Arci? Domande che assumono una rilevanza ancor più evidente se accostate al voto dello scorso 4 marzo dove il Paese pare aver relegato i nostri valori fondanti e la nostra azione al ruolo di minoranza. Pare, perché solo il tempo, la riflessione e l’analisi ci diranno se realmente questo Paese abbia culturalmente svoltato. Di certo da anni, più o meno continuamente, ci diciamo che se di crisi bisogna parlare, quella culturale è a nostro avviso la principale.

Rispondere dunque a quelle domande anche per recuperare ciò che a nostro avviso si è profondamente perso in questi ultimi quattro anni; una dimensione nazionale, partecipata e condivisa che, non solo è un bene per tutte e tutti noi che lavoriamo sul territorio ma, soprattutto, è una forza. Noi ripartiamo da qui, provando a fare una operazione di cucitura e di sintesi di tanti aspetti della nostra vita associativa interrogati da quelle tre domande. Siamo infatti convinti che non possa esistere una associazione che vive a “compartimenti stagni”; che non esista una questione “politica e una organizzativa”; una dei circoli e una dei progetti; una dell’antirazzismo e una dell’accoglienza. Siamo esattamente convinti del contrario e questa convinzione è per noi fondativa del nostro essere e fare Arci ogni giorno. Pensiamo, altresì che, l’intelligenza collettiva e la complessità del reale (e della nostra associazione) vadano messe al centro di una grande esperienza che da più di sessant’anni è a disposizione della domanda di partecipazione dei cittadini, dei modi e delle forme dell’associarsi e dello stare insieme e, quindi, della capacità di essere soggetto nazionale che alimenta e promuove quelle esperienze concrete e quotidiane delle associazioni di base che rappresentiamo. Nelle sue molteplici forme.

Potrà apparire romantico o addirittura ingenuo di questi tempi ma oggi più che mai sentiamo il bisogno di un’associazione della sinistra plurale, che ragioni serenamente e collettivamente del proprio futuro, in cui si pratichino modalità trasparenti per condividere le scelte, dedicando adeguato spazio all’elaborazione, favorendo e mettendo in rete sperimentazioni e progettazioni partecipate di cultura, pace, benessere comunitario, mutualismo, diritti, antirazzismo, uguaglianza, legalità democratica, economia sociale. La promozione culturale e politica non possono infatti essere demandate esclusivamente alla dimensione di progetto, poiché il rischio è l’abbandono di un’autentica vocazione associativa, ossia l’identità.

Per questo e di questo ragioneremo nei nostri congressi in Liguria in questa prima fase; e queste proposte porteremo come istanza imprescindibili al congresso nazionale perché se davvero esiste un tempo per il cambiamento, quello è certamente adesso. Il nostro sarà come sempre un modo costruttivo di porre e affrontare le questioni, fermo ma rispettoso delle altre idee o proposte che verranno messe all’attenzione dell’Associazione. Siamo convinti infatti che al di là della buona volontà dei singoli, è il collettivo che può fare la differenza in una associazione democratica e pluralista come la nostra.

Rilanciare l’associazione significa superare doppi binari e false correnti, troppo spesso agitate solo con l’intento di dividere. Riprendere un confronto che scompagini definitivamente il passato e aggreghi su idee e priorità. Perchè, nonostante la narrazione prevalente continui ad essere centrata sull’idea che il congresso di Bologna di quattro anni fa sia stato il punto più basso del nostro essere Arci la realtà delle cose ci dice, al contrario, che questa associazione sta peggio del pre Bologna 2014. E di questo noi vorremmo parlare in questa prima fase congressuale con la convinzione che occorra guardare alla sintesi non solo come punto di mediazione di posizioni diverse, ma come processo attraverso l’indagine, la ricerca e la sperimentazione di pratiche, la verifica continua e la riprogrammazione. Aprire un confronto libero e partecipato senza fronde, ma riconoscendo nel confronto ampio ed orizzontale la grande risorsa per rilanciare l’associazione.

Dopo il 10 giugno – entro settembre 2018 – ragioneremo di noi, dell’Arci ligure, delle sue priorità e dei programmi, convinti che la discussione nazionale e gli esiti del congresso nazionale saranno forieri di spunti, stimoli e indicazioni per far tornare grande, diffusa e popolare la nostra Arci. In ogni dove.

Buon congresso compagne e compagni. Il tempo è ora.