Da Bergamo a Bari, la pandemia ha fatto crollare le iscrizioni. Dovrebbero riaprire il 1° luglio, ma in molti rischiano di non farcela“. Questo il cappello dell’articolo di Matteo Macor su L’Espresso, che attraversa l’Italia nel rischio della desertificazione dei circoli e delle attività culturali, soprattutto nei piccoli centri degli Appennini, dei borghi, delle isole.

Ecco un estratto dell’intervista, all’interno dell’articolo, a Walter Massa, Presidente di ARCI Liguria: “In casa Arci l’anno della pandemia si è portato via 70 circoli, e i soci sono passati da essere 50mila a neanche 17mila. Una «mazzata», la definisce il presidente regionale dell’associazione, Walter Massa, 48 anni, «per la struttura ma soprattutto per quei 15mila soci anziani che senza il circolo aperto sotto casa, spesso l’unico presidio di socialità in interi territori, sono persi». «In Italia ci sono paesi fatti di cento abitanti, la piazza, il circolo e a volte neanche il campanile: i centri del terzo settore avrebbero dovuto riaprire per primi – insiste Massa – e invece non siamo attività commerciali, ci hanno tratta- to come le sale da bingo, e siamo fini- ti in fondo alla lista. Con il risultato che decenni di lavoro di comunità e radicamento territoriale finiranno spazzati via anche per colpa di una politica che dimostra di non avere contezza del valore della rete di partecipazione che rappresentiamo…

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